sabato 7 luglio 2012

Burn

Burn

Non esiste separazione definitiva fino a quando c'è il ricordo. Isabel Allende, Paula,1995.



Non sapeva da quanto tempo era lì, davanti a quella parte. Potevano essere passati anni, o pochi secondi.
Non lo sapeva e non gli importava.
Passò una mano su quel muro di un bianco accecante che sembrava quasi sbeffeggiarlo e ci poggiò sopra la testa.
Anche se flebile riusciva a percepire la sua presenza dall'altra parte.
Aveva salvato il mondo per l'ennesima volta, eppure non era riuscito a proteggere l'unica persona che per lui era importante.
Restò lì ancora per un pò, dove i suoi cuori erano morti. Di nuovo.
E non sapeva,davvero, di questo passo quanto ancora avrebbe potuto resistere.
Si era fatto una promessa molto tempo prima. Un patto con se stesso.
Aveva giurato che non avrebbe permesso a nessuno di varcare la soglia dell'amicizia.
Nessuno doveva essere importante, tantomeno un'umana, con la sua vita breve.
Ma poi era arrivata Rose. Oh, Rose Tyler, chi si sarebbe mai aspettato che sarebbe diventata così importante?
Era arrivata lei e tutte le sue difese, tutte le sue maschere, erano crollate sotto il tocco gentile di una semplice ragazza.
Si era fatta strada dentro di lui, lentamente, scoprendo il vero Dottore, curando la sua solitudine e cambiandolo in meglio.
Aveva perso il controllo per i suoi sentimenti nei confronti di Rose da così tanto tempo che, adesso, a mente lucida, non riusciva a capire quando avesse intuito che lei aveva decisamente superato il limite, quando era diventata indispensabile.
Ma probabilmente non c'era stato un momento preciso, solo sorrisi,istanti, sguardi d'intesa e tanti, tantissimi abbracci.
E lui era crollato, probabilmente senza neanche il minimo intento di lottare.

Spostò lo sguardo da quel muro e tolse la mano, lasciando un'ultima carezza, gli occhi che pungevano come mai nella sua lunga vita.
Ricacciò indietro le lacrime e tirò su un sorriso finto - a pensarci bene, era più una smorfia-
Si allonanò verso il TARDIS camminando pesantemente con le mani nelle tasche del suo completo gessato.
Le spalle curve, a portare tutto quel dolore con sè, mentre il mondo intero scoppiava di felicità per quella "fortunata e casuale" vittoria.
Decise di riprendere a viaggiare, ma di non dimenticare.
Perché era convinto che, fino a quando lui l'avesse ricordata, ci sarebbe stata sempre la flebile speranza di un ritrovo inaspettato.
E, nel frattempo, avrebbe continuato a sentirla vicina, a sentirla sua.



"Per quanto tempo starai con me?"     "Per sempre"


Eppure, ora come ora, il ricordo di quelle parole non faceva che bruciare intensamente.

(30/06/2011)

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