lunedì 11 giugno 2012

Nascondino

Per questa storia ho solo una cosa da dire: QUANTO MALE SAPEVO SCRIVERE?! VERGOGNA

Nascondino. 

Li sto guardando tutti,ad uno ad uno,scruto ogni persona presente in questa stanza.

Alcuni ascoltano,altri no,alcuni sono indifferenti,o pensierosi,scossi...posso vederli tutti,
posso capire quello che pensano,chi sono,cosa vogliono.
Il mio sguardo vaga per la sala e finisce inevitabilmente alla persona di fronte.
Ha il viso fiero,autoritario.
La gente che lo guarda lo teme e abbassa gli occhi se incontra il suo sguardo.
Forse è proprio per questo che lo fisso ancora più intensamente.
Chissà se tutta questa gente sa che questo tanto stimato uomo mette le corna alla moglie con una ragazzina.
Sta parlando,ancora.Lo sta facendo da almeno mezz'ora e la cosa comincia a stancare anche me.
Provo a concentrarmi,non ho ascoltato una sola parola pronunciata da quel tizio...
-Allora signor Jane lei è...- niente...è più forte di me.
Proprio non riesco a seguirlo.
Troppe cose noiose in troppo tempo!
Il fatto di avere una laurea,tantissime persone che lo guardano e un martelletto in mano, gli fa credere di essere un Dio!
E lui di certo non lo è.
Sorrido,beh di certo non lo sono neanche io.
Ma poco fa mi ero sentito un Dio.
Oh..si. Lo avevo fatto.

Avevo guardato un uomo agonizzare,senza muovere un dito,anzi,lo avevo torturato.
Beh..non un uomo normale...lo avevo trovato.Avevo trovato Red John.
Era stata davvero una cosa...stranamente divertente.
Avevo decifrato quel passo di poesia,lo avevo trovato.
Era stato fin troppo semplice,tutto era successo così velocemente che neanche ora,che sono tranquillo,riesco a ricordare con precisione.
Lo avevo colpito,con tutta la rabbia che avevo in corpo. Per Charlotte e per Angela,per loro.Per me.
Poi avevo preso la pistola che ero riuscito a togliere a Rigsby poco prima e gli avevo sparato.11 volte.Un bel numero.
Aveva il cranio fracassato,lo stomaco,una gamba,il braccio,la spalla...tutto. Era rimasto poco e nente del suo corpo.
Il corpo di un verme. Poi mi ero seduto e lo avevo fissato.Cosa avevo provato?
All'inizio ho riso,come un folle.Una risata liberatoria,sadica.Poi,il vuoto.
Non ho sentito nulla,zero. Mi sono alzato e mi sono fatto un tè nella cucina dell'appartamento in cui eravamo.
Dopodiché ho atteso.

-Signor Jane!Signor Jane!-lo stupido mi chiama ancora.
-Si,mi dica-
-Conferma quello che ho detto?-più che una domanda sembra un esclamazione
-Avrei voglia di un tè-
-Oh questo è oltraggioso!-fa lui indignato.
-Il fatto che ho voglia di un tè?-
Sorrido,non ho davvero voglia di ascoltarlo.


Circa due ore dopo gli agenti del CBI hanno fatto irruzione e mi hanno trovato così:seduto a terra,vicino a John, o quello che ne rimaneva.In una mano avevo la tazza di tè,ormai vuota e nell'altra la pistola,una nove millimetri.
Cho mi aveva guardato male,rabbioso ma anche...impietosito e beh..naturalmente discreto.
Van Pelt si era messa una mano davanti alla bocca e mormorava frasi sconnesse.
Rigsby mi guardava confuso,probabilmente non credeva che sarei stato capace di fare una cosa del genere.
Ma non Lisbon. Lei capiva,lei sapeva.
Sapeva,aveva sempre saputo che sarei stato io ad uccidere John e col tempo aveva imparato ad accettarlo.
Mi abbracciò.
In quel momento..con quell'unico abbraccio ho capito.
Ho capito che era stato sbagliato fare una cosa del genere.
Ma so che non avevo alternative.
La strinsi a me con più forza e tuffai il viso nei suoi capelli,tremavo.
Lisbon mi accarezzava lentamente i capelli sporchi di sangue e mormorava "è tutto ok".
Poi mi sfilò di mano la pistola.

-Signor Jane lei è stato trovato sulla scena di  un omicidio,che ha ammesso di aver commesso.-
Oh no.Ricomincia da capo.
Sospiro.Mi sono stancato.
-Si è così.Sono stato io.-
-Alla luce di ciò,non si può che..-
-Perché mette le corna a sua moglie?-sputo fuori inacidito
Dalla folla si alza un brusio.
-Prego?-Fa lo stupido
-Le ho chiesto perché mette le corna a sua moglie?"
-Questo..non è vero!E' assurdo!-
-Oh si che è vero,si nota da come muove le mani e ha del rossetto sul viso...si,proprio lì-
Il giudice si passa una mano sul viso,per pulirselo.
-Ah! Ha visto?-
-Adesso basta signor Jane alla luce dei fatti,questa corte non può che dichiararla colpevole di omicidio,pena la morte.-

Sorrido,è tutto così prevedibile.
Da lontano,nel silenzio generale distinguo un mezzo singhiozzo trattenuto a stento,di Lisbon.
Si sente in colpa,lo so.
Avrei potuto combattere per lei,per Teresa.
Per Teresa che era forte per entrambi.
Per Teresa che facevo sempre innervosire.
Per Teresa che rideva alle mie battute.
Per Teresa che non credeva ai miei "giochini mentali".
Per Teresa che arrossiva ai miei complimenti.
Per Teresa che amo tantissimo.
Per Teresa che non amo abbastanza da sopravvivere,lottare.
Per Teresa che so che mi perdonerà ancora una volta.

Le sorrido.Ricambia,con le lacrime che scendono ormai copiose.
Cho le mette una mano sulla spalla e con l'altra stringe una delle sue,staranno bene quei due insieme.La lascio in buone mani.
Rigsby ha gli occhi lucidi,Van Pelt una mano sul cuore.
La folla ricomincia a parlare,discutere,urlare.
Ma io non li sento.
Finalmente c'è solo silenzio nella mia testa.Niente urla,niente disperazione.
Solo silenzio e l'eco della voce e delle risate di Charlotte che mi chiede di giocare con lei a nascondino,sorrido.
Ho sempre amato quel gioco.

(21/10/10)

Un fiume



Non me ne volete...ma siamo passati al non-sense x'D HEREITIS




ATTENZIONE! Spoiler
                                                    Un fiume


                                                                                                                                                                                                "Il senso di colpa è da idioti,lo sai vero?"
                                                                                                                                                                                     "Si..."




Anche nella vita,come nei fiumi,ci sono periodi di piena e periodi di secca.
Periodi in cui una serie di eventi irrompono nella tua vita come una tempesta,la piena.E altri in cui la tua vita diventa monotona,insignificante e vuota, la secca.


Patrick Jane si ritrovò a pensare a tutti quegli eventi che lo avevano travolto ultimamente, in questo periodo la sua vita andava certamente paragonata ad un fiume in piena.
Da quando Kristina aveva pubblicamente "insultato" Red John una serie di fatti lo avevano coinvolto,come il suo rapimento,la comparsa di John, che gli aveva salvato la
vita...
Una serie di cose fin troppo dure perfino per "il bambino prodigio"
"Il bambino prodigio"...chi era che lo chiamava così? ...Ah già...Danny.
Chissà come gli era venuto in mente...Daniel,suo cognato,la cosa assurda era che non lo vedeva da quando...beh...dal funerale di Angela e Charlotte effettivamente..
Non riuscì a spiegarsi perché gli era venuto in mente proprio Daniel, a cui aveva probabilmente rovinato la vita...
Per lui lei era tutto...e gliel'aveva tolta.
Sorrise ripensando a quando aveva confessato ad Angela di amarla,quando si nascondevano e parlavano per ore di andare via da quell'inferno che era il circo,quando programmavano la loro
fuga romantica e quando..la misero in atto.
Quello fu uno dei motivi per cui Danny non lo avrebbe mai perdonato.
L'aveva portata via,allontanata dal mondo in cui viveva e che,secondo lui,amava.
L'altro motivo era perché l'aveva "uccisa"
Lei era morta,solo per colpa sua.
Perché lui amava parlare a vanvera in tv e provocare gli assassini,a causa delle sue manie di grandezza... 
Rifletté un attimo su quello che stava facendo...un bel tuffo nel passato non avrebbe di certo aiutato il suo fiume a non straripare.
Ad ogni modo...non era certo da biasimare Danny se lo odiava ancora,no?
No,non lo era.
Chissà come stava ora...se aveva smesso con le truffe...no,probabilmente non lo aveva fatto.
Danny non perdeva la sua abitudine di fare cose stupide e pericolose come quando,il giorno del suo matrimonio si era infilato nel vestito da sposa di Angela e non riusciva ad
uscirne...
Chissà se suo cognato era mai andato al cimitero...lui l'aveva sempre evitato,con la scusa "loro non sono qui" ma la verità era probabilmente diversa;
il senso di colpa.
Se fosse andato lì probabilmente avrebbe ceduto sul serio... e lui non poteva permetterselo,non ancora. C'era John da sistemare.

Squillò il telefono.
Con un sospiro Patrick si riscosse da quella "trance" in cui cadeva quando ripensava al suo passato e si avvicinò al telefono;alla fine era riuscito a non far straripare il fiume.

"Pronto?"
"Hei bambino prodigio!"
I suoi argini non avrebbero ceduto prima di aver risolto tutto con John...ma di certo quello era stato un brutto colpo per il suo ormai più che pieno fiume.


(3/10/10)

Thè e caffè


Uuuuuuh, adesso iniziano quelle imbarazzanti su The mentalist ç_ç



Thè e caffè

Lisbon sorrise rilassata,era stata davvero un'ottima giornata.
Non avevano avuto casi,poche scartoffie,niente caos né litigi e lei si era potuta rilassare come non faceva da tanto,aveva
scarabocchiato qualcosa,bevuto caffè e perso tempo.Davvero un'ottima combinazione!
Firmò un altro rapporto e avvicinò la tazza alle labbra,aspettando che il suo tanto amato liquido nerastro le inondasse la  gola
facendo il suo dovere,ma dalla tazza non uscì niente,vuota.
Possibile? Era già la quattordicesima della giornata che beveva!
Pazienza,ne avrebbe presa un'altra.Infondo 15 era il suo numero preferito,no? No.
Si alzò sbruffando e uscì dal suo ufficio.
Si affacciò nel bullpen e constatatò che tutto procedeva normalmente:
Van Pelt digitava come una forsennata sulle tastiere degli ormai vecchi computer del CBI e che,ne era certa,non avrebbero resistito ancora per molto.
Rigsby addentava un panino,che chissà da dove era uscito, in modo animalesco.
Cho...beh,Cho era Cho.Stava lavorando,suppose.Era immobile,lo sguardo indifferente e ogni tanto firmava qualche rapporto.
Il suo sguardo vagò per  la stanza,finendo inevitabilmente al divano posizionato all'estremità destra del bullpen e quindi a colui che vi si era accasciato sopra,Jane.
Improvvisamente la sua calma si trasformò in perplessità.Jane non aveva fatto altro se non dormire,bere thè e fissare "Elvis" (la
macchia sul muro che lui si ostinava a chiamare Elvis) e questo era davvero strano.
Troppo strano. Insomma,niente battutine,niente scherzetti,giochetti mentali e fastidiose intuizioni,niente di niente.
Era stato immobile.Stava forse progettando qualcosa?
Magari a breve avrebbe fatto qualche stupidaggine,oppure aveva combinato un guaio,o voleva prenderla in giro e lei stava facendo proprio quello che lui si aspettava:niente!
Voleva attaccarla alle spalle..
Si bloccò all'improvviso e fissò la tazza vuota che aveva in mano...forse tutta quella caffeina le stava facendo davvero male!
Insomma...forse aveva soltanto capito che lei era molto stressata ultimamente,che aveva bisogno di rilassarsi e che quella era la giornata perfetta per farlo!
Si...Jane era mooolto intuitivo!Per questo era un mentalista,no?! 
Certo...era sicuramente così! Chissà che le era venuto in mente!Il consulente era un pò pesante ( un pò molto pesante) ma non era uno psicopatico!
Lei si era comportata da psicopatica,chissà Jane come avrebbe riso quando e se avesse saputo di quei suoi ragionamenti assurdi!
Si affacciò alla porta cercando di non farsi vedere e lo scrutò ,ritrovandosi non poche occhiate confuse ma naturalmente discrete di Cho.
Il suo consulente dormiva,o forse faceva finta,non seppe dirlo in quel momento, comodamente disteso sul divano,con una mano poggiata sulla pancia e l'altra sotto la testa come sostituta di un cuscino.
Aveva un'espressione rilassata e un mezzo sorriso,i capelli biondo grano erano illuminati dai raggi del sole che li rendevano ancora più lucenti e ricci.
BELLO. Non avrebbe saputo definirlo diversamente.Bello,Patrick Jane era bello e lei se n'era accorta molto tempo prima,quando era
arrivato al CBI la prima volta,col cuore a pezzi e un sorriso smagliante.Proprio come ora,del resto.
Sorrise,più rilassata si avviò verso  il cucinino a prendere finalmente la sua tanto agognata dose di caffeina.
Prese la caraffa ancora pensando a Patrick Jane e con movimenti fluidi,senza riflettere su quello che faceva,ormai ci aveva fatto l'abitudine,si riempì la tazza di quel liquido.
Avvicinò per la sedicesima volta in quella giornata la tazza alle labbra già schiuse,dove le poggiò,la sollevò e bevve tutto d'un sorso il contenuto.
La caffeina che desiderava almeno da mezz'ora,con il suo sapore forte,e il suo profumo invitante che però...non arrivò mai.
Lisbon spalancò gli occhi e lentamente,inorridita, guardo l'interno della tazza,poi la caraffa,ancora la tazza,la caraffa.
Un urlo. 
-JANEEEEEE!!!-
Dal divano il sorriso di Jane si allargò a formare un piccolo ghigno,ottima idea quella di mettere il thè nella caraffa da caffè di Lisbon.

(2/10/2010)

The avengers

"Non credo che lei comprenda cosa voglia dire aver lasciato i Vendicatori a piede libero, sono pericolosi." 
"Oh, lo sono eccome. E il mondo intero lo sa. Tutti i mondi lo sanno."
"Era questo lo scopo di tutto ciò? Un'affermazione."
"Una promessa."

Tornato

Fanfiction vecchissima, la terza che ho scritto. Trovatequestamerdaqui


Attenzione! SPOILER episodio 3x01



                                                                      Tornato



"Sai cosa sono questi cadaveri? Un segnale"
"Un segnale?"
"Un segnale.
Un segnale da parte dell'universo che ci dice che dobbiamo risolvere questo caso...insieme.
Tu non vuoi deludere l' universo,vero?"
"Non te ne andrai,non importa quello che faccio,vero?"
"Io rispetto l'universo." [3x01]




Era tornato. Questo era il primo pensiero che le era venuto in mente.
Aveva mantenuto la promessa.
Il primo giorno d'autunno era tornato.
Sorrise pensando che,proprio come due anni prima, era comparso all'improvviso,piombando nella sua vita e scombussolandola. 
Tirandola via da quella monotonia in cui stava precipitando.
Con il suo sorriso da ragazzino impertinente e la sua allegria.
Da quando l'aveva conosciuto ne aveva combinate tantissime!
Le aveva mentito spudoratamente e l'aveva messa nei guai,sempre con in volto stampato quel sorriso da ragazzino al quale si perdona tutto e con il quale
non si può essere arrabbiati a lungo.
Infatti lei non ci riusciva e in un modo o nell'altro finiva sempre per perdonarlo.
Forse era per questo che ci era stata male quando se n'era andato.
Aveva paura.Aveva paura che senza di Castle ci sarebbe ricaduta.
Che le sue giornate sarebbero state una uguale all'altra,senza le battutine,le risate,l'allegria,le teorie assurde,l'egocentrismo e la sua capacità unica di cacciarsi continuamente nei guai.
Non era stata capace di dirgli quello che lui voleva sentire e che lei tanto voleva dire, non era stata capace di aprirgli il cuore a
causa del suo dannato orgoglio.
Ma poi lui era tornato.
Naturalmente non si era certamente accontentato di farlo in modo normale!
Normale?No! Lui era Richard Castle ed era uno scrittore,non poteva certo tornare senza un colpo di scena come nei suoi romanzi!
E cosa c'era di meglio se non ricomparire vicino a un cadavere?!
Poco importa se lo avevano trovato sulla scena di un omicidio,giusto?
Poco importa se lo avevano trovato con un'arma in mano,no?
Lui era tornato.Punto.
E si,le era mancato. Aveva provato ad essere arrabbiata con lui.
Con tutta la buona volontà,ci aveva provato,ma Castle non si era smentito.
Quando avevano ricominciato con le loro frecciatine,con il completare le frasi insieme,le occhiate e i sorrisi, non aveva resistito.
L'aveva perdonato,come sempre.
Forse sarebbe potuto rimanere ancora con loro, in fondo era sempre la sua musa,no?


(26/09/2010)

I write because... (the beginning)


Io scrivo perché, beh...non so cucinare.
Io scrivo perché ho paura del mondo.
Io scrivo perché ho voglia di perdermi in una storia.
Io scrivo perché la differenza tra partire e abbandonare è sottile. Troppo.
Io scrivo perché non so pattinare, fare cruciverba, puzzle né bricolage. Son proprio negata. 
Io scrivo perché l'uomo è un animale sociale e io non lo sono.
Io scrivo perché questa è la mia vita e fa un po' schifo.
Io scrivo perché posso sopportare la realtà solo trasformandola.
Io scrivo perché la mia testa è piena di voci che vogliono uscire.
Io scrivo perché per la prima volta gli occhi di mia madre erano lucidi. Era il 29 novembre.
Io scrivo perché non ho dimenticato e non lo farò.
Io scrivo perché loro, tutti loro erano veri. Erano vivi.
Io scrivo perché soffro, e probabilmente continuerò a farlo, perché il dolore è parte integrante di me.
Io scrivo perché Charles Bukowski disse "Per me scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo."
Io scrivo perché non sono mai riuscita ad essere felice. Perché sono sempre stata strana.
Io scrivo perché sono fuggita via. Sto fuggendo via.
Io scrivo perché Mà mi considerava sua amica. C'erano solo sguardi complici allora.
Io scrivo perché ho una storia da raccontare e qualcuno che l'ascolti.
Io scrivo perché la vita è breve e fa paura.
Io scrivo perché mi piace ancora guardare le stelle e addormentarmi in giardino, sull'altalena come una volta.
Io scrivo perché a furia di correre son caduta.
Io scrivo perché  è più forte di me.
Io scrivo per cambiare il passato, per ingannare il presente, per inventare un futuro.
Io scrivo perché ho deluso e abbandonato tutti.
Io scrivo perché...non lo so, è quello che faccio.
Io scrivo perché, nonostante tutto, la vita va avanti e, anche se fa male, ognuno di noi ne è responsabile.
Io scrivo perché erano le 9:00 del 15 Febbraio, quando mi disse "Andrà tutto bene." 

Io scrivo perché aveva mentito ancora.
Io scrivo.
Io scrivo perché avevo così tante cose da dirgli, ma non sapevo cosa dire. Sorrise lo stesso.
Io scrivo perché la mia vita è un casino, perché siamo sull'orlo di un precipizio, ma va bene così. Va bene così.
Io scrivo perché non cadrò giù finché avrò una storia da raccontare, qualcuno di cui scrivere, un ricordo da riesumare.
Io scrivo perché Mike, Gemma, Louise e Richie.
Io scrivo perché è qui che comincia la storia.