lunedì 24 settembre 2012

Quindici secondi

Quindici secondi.
Impressionante quante cose si possano fare in così poco tempo.
Virginia "Pepper" Potts, con la sua vita piena di impegni, lo sa bene.
Possono essere brevissimi. Come quando ha uno dei giornalieri battibecchi con il suo odioso capo senza cui, in realtà, non riuscirebbe a cominciare bene la giornata.
Oppure possono durare un'eternità, come quando deve convincere il sopracitato insopportabile miliardario a partecipare alle riunioni per la sua azienda. 
Impiega quindici secondi per indossare il suo professionale tailleur per andare a lavoro.
In quindici secondi prepara la sua immancabile tazza di caffè mattutina e in altrettanti percorre la strada dall'ascensore al suo ufficio.
Le basta lo stesso tempo per riscaldare la cena di Tony Stark quando lui si rifiuta di farlo.
In quindici secondi riesce a firmare ben dieci fogli, e questo è un record.
E' anche quanto impiega per far tornare al loro posto le ridicole giornaliste con cui il suo capo va a letto.
Quindici secondi per una veloce domanda al migliore I.A. del mondo e altrettanti per organizzare gli incontri del giorno dopo.
Ci sono voluti quindici secondi, quel giorno, per convincere Stark a partire per l'Afghanistan con il suo aereo privato.
Quindici secondi la sera per sciogliere la perfetta coda di cavallo che si è fatta impiegando lo stesso tempo, alla mattina.

Il telefono squilla quattro volte, quindici secondi, e Pepper risponde con tono professionale, come sempre.
 «Potts.»
 «Pepper, sono Rhody. C'è stato un problema e Tony... »

Quindici secondi di silenzio, quindici secondi per capire, quindici secondi perché il terrore raggiunga il cervello e paralizzi le ossa.

 «Mi dispiace.»

Quindici secondi è il tempo che impiega un cuore a spezzarsi.
Quindici secondi, e poi nient'altro. 

24/09/12



domenica 22 luglio 2012

Rosso

Rosso

Tutti sanno che il colore preferito di Tony Stark è il rosso.
Probabilmente perché sta ad indicare l'energia, l'emozione, l'eccesso.
Il rosso è forza, potenza, passione. E' determinazione. Calore.
La sua armatura è rossa.
O forse perché è un colore che cattura l'attenzione, che monopolizza gli sguardi.
Il fuoco è rosso.Il desiderio, l
'amore, il coraggio. 
I rischi, l'avventura, l'emozione.
Alcuni credono che lo sia dato che è anche il colore del sangue, di cui le sue mani si sono macchiate troppo spesso. 
Il rosso lo caratterizza anche per slancio, potenzialità e pericolo. Imprudenza. 
E' una tonalità eccitante: stimola il sistema nervoso centrale, aumentando il battito caridaco e la pressione.
Tutti sanno che il colore preferito di Tony Stark è il rosso.
Nessuno sa precisamente per quale motivo. Nessuno conosce la verità nascosta in bella vista.
E nessuno ha notato i magnifici capelli rossi di Pepper Potts, né lo sguardo ammaliato con cui il suo capo s'incanta ad osservarli fin troppo spesso.

venerdì 20 luglio 2012

Beginning


                                           Beginning


                                                     From small beginnings come great things. 




Tony Stark conobbe Pepper Potts per caso, un giorno di novembre, mentre tentava di tornare a casa completamente ubriaco.


Entrò nella metro per evitare di distruggere la sua costosa macchina sportiva. Di nuovo.

Barcollando in quell'ambiente per lui così sconosciuto, si fece strada tra i sediolini, finendo accanto ad una donna dallo sguardo preoccupato e dai bellissimi occhi azzurri.
Le fermate che lo separavano da casa erano solo quattro, ma il tempo e il mal di testa bastarono per farlo addormentare sulla spalla della rossa al suo fianco. 

Pepper Potts conobbe Tony Stark un giorno di novembre, mentre prendeva la metro per tornare a casa dopo una giornata particolarmente faticosa.

Sarebbe dovuta scendere dopo sole due fermate. Non lo fece.



 
Harete imasu



I never wanted this




Passi veloci e terrorizzati scandiscono il tempo nella sala vuota e semidistrutta.
Un grido esigente; pugni stretti che temono ciò che già sanno; occhi spalancati in cerca del minimo indizio che gli dica dov'è lei, come sta. Spalle tremanti. Fiato corto.

 «Pepper!»
Silenzio.

 «Pepper!»
Ancora, nessuna risposta.
Sale le scale, controlla la cucina, scava tra le macerie del salotto, percorre tutti i corridoi, l'ansia a premergli contro lo sterno, impedendogli di respirare, lasciandogli sapore amaro sulle labbra.
E proprio quando ormai sembra aver perso la speranza, improvvisamente, la vede.
Fili rossi spuntano dal basso del pavimento, occhi meravigliosi sono spalancati sul mondo, lunghe gambe diafane strette intorno all'esile corpo di donna.
 «Pepper? »Il grido diventa sussurro.
Ma Pepper non risponde.
Le folte ciocche dei suoi capelli non sono l'unica cosa scarlatta, lì. 
Fiotti di sangue scintillante rotolano ai suoi piedi, circondandola e macchiando il vestito celeste che indossa, che le ha regalato lui, che hanno comprato solo qualche mese fa, quando si son detti  'ti amo' per la prima volta.
E le supposizioni divengono certezza. Il timore è angoscia. Lo sterno si comprime. 
Gli occhi si chiudono, incapaci di sopportare il peso di  un abbandono inaspettato. Del suo abbandono.
I pugni si aprono in segno di resa, sconfitti. Le spalle crollano definitivamente. Le gambe cedono. 
Poco dopo, a tentoni, raggiunge il suo fianco toccando, accarezzando, stringendo.
Pepper non risponde. I suoi meravigliosi occhi sempre spalancati sul mondo e, guardandoli, Tony capisce.
Poche parole, sussurrate con voce roca: 
 «Mi dispiace. Non volevo che andasse così.»
Ma Pepper non risponde. I suoi meravigliosi occhi spalancati sul mondo.
Pepper non risponde e non lo farà mai più.

mercoledì 18 luglio 2012

Nuova firma :DD



Every breath you take
and every move you make,
every bond you break,
every step you take;
I’ll be watching you.
Every single day
and every word you say,
every game you play,
every night you stay;
I’ll be watching you.

(The Police)



AVENGERS ASSAMBLE!
avengers___captain_america___avatar_by_mibu_no_ook avengers___black_widow___avatar_by_mibu_no_ookami- avengers___hawkeye___avatar_by_mibu_no_ookami-d506 avengers___hulk___avatar_by_mibu_no_ookami-d506gy1 avengers___iron_man___avatar_by_mibu_no_ookami-d50 avengers___thor___avatar_by_mibu_no_ookami-d4zv21p


Rubi minuti alla sera. Li chiami: “Vita”. Respiri.
(A. Baricco)



FB ~ BLOG   EFP2 ~ TUMBLR

sabato 7 luglio 2012

Avviso

Ora che ho finito questo "ritorno al passato" con le mie vecchie storie, mi sono resa conto di una cosa fondamentale.
Non sono in ordine cronologico '_' e io sono un'idiota.
Perciò, trovate le date della prima stesura alla fine della storia stessa.
Ah, pace.

Quanta vita c'è in un'ora d'amore?

LOL, questa la odio un po'


Lo stava fissando da ore.
Il suo sguardo vagò dai capelli castani,spettinati ma comunque lucenti ai suoi occhi,di taglio medio,chiusi.
Continuò scendendo sulle labbra,piene,rosee,aveva quel suo magnifico sorriso sghembo anche mentre dormiva.Poi guardò il collo,le spalle per metà coperte dal lenzuolo bianco in perfetto contrasto con la sua carnagione scura.
Percorse le forme del suo corpo fino alla fine del letto dove,notò con un sorriso,c'erano ancora i loro vestiti della sera prima tutti sparpagliati.
Poi ancora,salì su e guardò di nuovo ogni piccola parte di quel corpo scoprendo nuovi dettagli fino ad allora "sconosciuti".
Impressionante come ne scoprisse sempre di nuovi.
Quanta vita c'è in un'ora d'amore?Lo aveva dimenticato fino ad allora.
Fortunatamente nella sua vita era arrivato Richard,prima con i suoi libri,poi lui.
Già...la sua vita...Quante cose brutte le aveva riservato?! La morte della madre prima di tutto.
Forse se esisteva un Dio doveva essersi pentito,doveva essersi reso conto di averla abbandonata.
Ma adesso,aveva rimediato, no?!
Le aveva mandato Rick Castle, e lei,che altro poteva desiderare?



( 04/12/2010  )

Passione

EVVIVA IL JISBON! Sono qua


Nel suo lavoro,Lisbon ci metteva passione.Lui l'aveva capito sin dal primo giorno in cui l'aveva conosciuta e da allora molti altri eventi glielo avevano confermato.Ogni vittima che salvava,ogni colpevole che puniva,ogni caso che chiudeva,sembravano darle l'ennesima spinta,l'ennesima forza per lottare ancora.
E ammirava questo suo lato forte e caparbio,ma anche dolce ed unico.
Si,Teresa Lisbon era unica.Se poi era innamorato di lei era tutta un'altra cosa.
Riflettendo,si era incantato a fissarla.
-Come mai così silenzioso?-gli chiese infatti poco dopo lei,che era dolcemente arrossita.
Si alzò sorridendo.
-Sai che sei davvero carina quando arrossisci?-
Lei lo fissò interdetta.
-Jane!-urlò però poco dopo.
Patrick sorrise uscendo dalla porta di corsa,giusto in tempo per schivare il fermacarte che gli era stato lanciato dietro.
Ok...forse era innamorato di Teresa Lisbon.



(30/12/2010)

A team

Quanto ho riso scrivendo sta cosa xD


A team.


Lisbon si mordicchiò le labbra con nervosismo,prese un bel respiro ed entrò nella sala.
Tutta quell'ansia era giustificata,era l'agente speciale più giovane di tutto il dipartimento,molto probabilmente.
Ora le era stato affidato un team da Minelli.
Il punto era...sarebbe stata in grado di portare a termine l'arduo compito?Non lo sapeva.
Nella sala d'aspetto erano ammucchiate diverse persone.
Strinse gli occhi e provò a cercare con lo sguardo quelli che di lì a poco sarebbero diventati i suoi colleghi.
La stanza era gremita di persone,davanti a lei c'era un uomo di quarant'anni circa,indossava un lungo cappotto scuro e degli occhiali alla matrix,al suo fianco c'era una ragazza sui trent'anni.Si muoveva euforica sulla sedia,al ché si chiese che diavolo aveva da essere tanto contenta alle 8:30 del mattino...affianco all'allegra fanciulla,si ergeva un grosso uomo.
Lui,si guardava intorno intimorito e sembrava aver vergogna anche solo di spiccicare parola.Mangiava delle patatine ad una velocità esorbitante.
Al lato opposto c'era una donna,le cui gambe la superavano di altezza.Per non parlare del seno,sembrava averlo al posto delle tonsille,le labbra carnose erano piene di rossetto.NO,decisamente Teresa sperava che lei non fosse compresa nel suo team.
Vicino alla donna c'era un uomo,un orientale.
Aveva in mano un libro di William Shakespeare e sembrava completamente assorto nella lettura.Aveva i capelli cortissimi,corvini.Degli occhi penetranti e scuri,il fisico asciutto. Lui si,sperava fosse nella squadra.
-
Effettivamente non è niente male il tipo.Ha davvero un bell'aspetto-disse una voce al suo fianco.
Teresa lo guardò perplessa.
-Scusi?-
Un sorriso sornione si allargò sul viso dell'uomo al suo fianco che chissà come diavolo aveva fatto ad indovinare i suoi pensieri.
-Salve,sono Patrick Jane.-continuò imperterrito lui,con ancora quello sfacciato sorriso,porgendole la mano.La strinse.
-Teresa Lisbon e davvero non so di cosa parlava prima-
-Oh...mi creda lo sa.-ammiccò lui
Lei non si presa la briga neanche di rispondere a quell'uomo irritante,e fissò il foglio che aveva in mano.
Fa che non sia sulla lista.Fa che non sia sulla lista.Fa che non sia sulla lista.
E invece,quasi a beffeggiarla il nome "Patrick Jane" risplendeva sulla carta.
FANTASTICO!
Lo guardò con astio,cominciava proprio bene!
-Benvenuto a bordo-
Lui annuì entusiasta.-Grazie-
Riprese ad osservare il foglio e lesse il secondo nome.
-Andy Moore.-
La ragazza euforica,proprio quella che sperava di non avere nel team,si girò felicemente verso di lei.
-SI?!-le chiese trotterellando nella sua direzione.
-Benvenuta nel team.-
In uno slanciò d'affetto la ragazza l'abbraccio con enfasi.
Ok.Il compito si stava rivelando più gravoso del previsto.
Se la scollò di dosso e urlò il secondo nome.
-Wayne Rigsby!-
L'omaccione si riscosse,come se fosse stato in trance.
-S-sono io!-sorrise come un ebete,con ancora le mani sporche di patatine.Gliene allungò una per stringerla,ma lei si scansò prontamente.
-Benvenuto-
Bene.Le era decisamente capitato il team peggiore di tutti.
Lesse mentalmente l'ultimo nome,ormai scoraggiata,ma qualcosa nel suo viso s'illuminò.
"Kimball Cho" sorrise.
Si guardò intorno,di orientale ce n'era solo uno e "Cho" era un cognome tipicamente orientale,quindi...almeno uno le era andato bene!
Kimball,però sembrava talmente assorto nella lettura che,probabilmente,non avrebbe sentito nient'altro.
Si schiarì la voce e provò lo stesso.
-Kimball Cho-
L'uomo balzò in piedi con un movimento robotico e sempre senza alcuna espressione si diresse verso di lei.Si fermò ad un palmo esatto dal suo naso.Immobile.In silenzio.La fissava.
-B-Benvenuto-farfugliò
L'uomo annuì,non disse nulla.
Lisbon provò a sorridergli...magari era solo timido.Ma niente.Lui rimase a fissarla indifferente.
FANTASTICO!Le era davvero arrivata la squadra peggiore del Mondo.
Si girò a guardarli allineati.
Il saputello,da lei rinominato così,gongolava con un sorriso,l'ennesimo,stampato in faccia.
L'idiota,anche questo da lei fantasiosamente soprannominato in quel modo,cercava di mangiare le ultime patatine in fondo alla busta.
La pazza saltellava sul posto,incapace di stare ferma.
Il robot fissava dritto di fronte a sé qualcosa di imprecisato,indifferente.
Teresa sospirò interiormente.
Le serviva un forte caffè per sopportare tutto quello.
-Agente Lisbon?!Cosa aveva detto prima dell'agente Cho?!-
Si corresse.Le servivano due caffè,molto forti.

(02/01/2011)

Farfalle

>Awwsonoanchequa<

Cos'hai provato,Kate?
Cos'hai provato quando hai saputo quello che stava succedendo tra lui e Gina?Chieditelo e risponditi.
Cos'hai provato quando hai visto che ha rifiutato la chiamata?
E quando lo hai sentito dire le fatidiche parole "E' finita"?
Hai provato compassione per quell'uomo improvvisamente rimasto solo?
No,non è questo.
L'ex moglie è una strega,lo sai.Meglio perderla che trovarla...allora cosa?
Tenerezza,perché nonostante tutto continuava a sorridere stentatamente?
Neanche,no.Non sorrideva stentatamente...sembrava che si fosse liberato di un peso.
E quando ha accettato il tuo invito?Quando si è fermato a guardarti...incantato?Quando ha sorriso alla vista del mazzo di fiori?
Andiamo,Kate. Possiamo girarci intorno quanto vuoi,ma lo sappiamo benissimo cosa c'era lì,nel tuo stomaco.
Farfalle.


(  15/01/2011)

La scelta giusta?

>Dellaseriecosevecchieevergognose-COFFCOFF<



                                                                                           
Voglio dedicare questa shot ad Angol e Berenike e al nostro piano per uccidere Josh.Prima o poi ci riusciremo,abbiate fede.


Morto.
Richard Castle era morto.
Ed era stata tutta colpa sua.

Aveva trovato l'assassino di sua madre.
L'uomo si era avventato su Castle e gli teneva la pistola puntata dietro la schiena.
Rick respirava pesantemente.
Beckett sospirò nervosamente,poi posizionò bene la pistola fra le mani.
Con un'occhiata d'intesa Richard diede una testata al suo assalitore e si allontanò,certo di essere al sicuro,ora che quel tizio era sotto l'eccellente mira di Kate.
Ma Kate esitò.Le conveniva davvero uccidere l'unico uomo che avrebbe potuto svelarle la verità?
Fu un attimo.Il tempo di un battito di cuore,il tempo di far smettere di battere per sempre quello dello scrittore.
L'assassino si era voltato,furente aveva sparato un colpo,due,prendendo in pieno petto Rick.
Che indietreggiò e cadde a terra ansimante.
Montgomery e Ryan furono subito addosso a quel mostro e lo ammanettarono.
Kate terrorizzata si precipitò accanto all'uomo steso a terra e sanguinante.
Lo sguardo sofferente di Rick la terrorizzò,si sentiva inutile,senza parole.Negli occhi di Richard lesse paura.Paura di morire,paura di lasciare una figlia sola,angoscia.
Chiamarono un'ambulanza ma era troppo tardi.
Richard Castle aveva esalato il suo ultimo respiro,e non si sarebbe svegliato mai più.
Io suoi grandi occhi vuoti,però,continuavano a fissarla e le sue mani erano colme del suo sangue.
Ryan la squadrò incredulo.
-Perché non l'hai aiutato?-
-Io...io-riuscì a balbettare solo questo prima che Esposito aggiungesse:
-Non ci posso credere...lo hai abbandonato-
Si sentiva oppressa dal terrore e in più non riusciva a scrollarsi di dosso tutto quel sangue.
In un attimo tutto si fece scuro e i suoi occhi divennero pesanti.Poi successe,svenne.


Kate Beckett si svegliò ansimante nel suo letto.I vestiti puliti,niente pistola tra le mani.Era svenuta?
Pregò che quello fosse stato solo un brutto sogno.
Corse al telefono e compose il numero che ormai sapeva a memoria.
Il "tuu tuu" del telefono la fece innervosire.
Andiamo,rispondi.Forza Richard rispondimi,ti prego.
-hum...Pronto?-Una voce e un sonoro sbadiglio riuscirono a risollevarle l'umore.Era solo un incubo.
.-Scusa,Castle sono Kate.-
-Oh...ehm..,tutto ok,detective?-
-Si...certo.Scusami per l'orario.Ci vediamo domani-Effettivamente era piena notte.
-Si..certo..ci vedhuuf.-L'uomo ringhiò sonoramente
-Castle...tutto ok?-
-Ho sbattutto il piede contro il mobile...-
Kate rise.-D'accordo.Buonanotte-
Sospirò,rilassata e si distese nel letto.Chiuse gli occhi e si addormentò,consapevole di aver fatto la scelta giusta.


( 21/01/2011)

Tra incubo e realtà



Ce l'aveva fatta.Era riuscito a trovarlo.
E adesso quell'uomo,di fronte a lui,con gli occhi spalancati,quello era Red John.
Ed era disarmato,mentre lui aveva un pistola in mano.
Si sarebbe preso la sua vendetta.
Tutto quello sarebbe finito,sarebbe finalmente morto.
Portò anche l'altra mano sulla pistola e sorrise.
Probabilmente se qualcun altro lo avesse visto avrebbe preso lui per il serial killer psicopatico e l'uomo seduto a terra per una povera vittima.
-Stasera finirà tutto,John- sussurrò con voce roca.
L'altro sorrise ed annuì.
-Sarà divertente scoprire se avrai il coraggio di farlo,Patrick-
Se?Questa era una prova lampante del fatto che non lo conosceva affatto.
Era arrivato fin lì e non si sarebbe tirato indietro,no.
L'avrebbe fatta finita.
Era così occupato nelle sue elucubrazioni che neanche si accorse,quando entrò, della presenza di Lisbon.
-Metti giù quella pistola,Jane.-
Si voltò lentamente.Lei non capiva.Non poteva capire,non l'aveva mai fatto.
-Non posso,mi spiace Lisbon.-
-Cosa credi di risolvere così?Loro non torneranno!La tua vita sarà ancora più vuota in carcere!-
Vita?Credeva davvero che lui avrebbe continuato a vivere,dopo?Povera,ingenua Lisbon...
-Non importa-
-Non farlo,Jane.Non ci abbandonare.Non mi abbandonare-
Tornò a girarsi completamente verso John.
-Probabilmente in un'altra vita io e te saremmo stati perfetti,insieme,Teresa.Mi spiace ma io devo farlo.-
Ancora prima che potesse rispondere,Jane si avvicinò all'uomo.
E l'ultima cosa che sentì dopo il rumore assordante dello sparo fu l'urlo disperato di Teresa,l'ultimo tentativo di salvarlo.
Poi,il vuoto.
Patrick Jane si svegliò di soprassalto in un letto matrimoniale.
Si sollevò a guardare sul comodino,la sveglia segnava le 5:00.Si guardò intorno spaesato:dove si trovava?
Si passò una mano sulla fronte e scoprì che stava tremando.
Tastò il letto al suo fianco e qualcosa lo fece trasalire,non era solo.
Accese la lampada e quello che vide lo lasciò senza parole.
Sua moglie dormiva tranquilla accanto a lui,avvolta nelle coperte.
Senza fiato la scosse per un braccio.
-Tesoro?-
La donna dai capelli color oro,parve svegliarsi,lo guardò perplessa ed assonnata.
-Patrick...che ora è?-
Incapace di risponderle le saltò al collo e la strinse forte.Angela sorrise.
-Che c'è?-
-Tu...tu stai bene?-
-Certo. Patrick, hai fatto un incubo?-
Lui sorrise spaesato.
-Credo proprio di si. Dov'è Charlotte?Dorme?-
-Si...cosa?Che fai?-
Si alzò in fretta e corse nella stanza della figlia.
La bambina dormiva tranquilla nel suo lettino,abbracciata al suo pupazzo.
La prese in braccio e la portò in camera con sè,dove trovò ancora la moglie a fissarlo perplessa.
Si rinfilò nel letto e fece accoccolare Angela sul suo petto,insieme a Charlotte.
Non riusciva ancora a credere che quelli che gli erano sembrati anni era state,in realtà,soltanto poche ore.
Aveva sognato tutto?Esisteva davvero Red John?Lisbon?Lisbon esisteva sul serio?
In che anno si trovavano?Che mestiere faceva?
Non lo sapeva,ma questo non lo preoccupava, non più.
Avrebbe trovato risposta più in là a quelle domande.
Per il momento,voleva fare soltanto quello.Restare abbracciato alle sue donne,nient'altro.
Poco prima di addormentarsi,gli venne in mente una cosa.
-Angela?-chiese,baciando i capelli della moglie.
-Hm?-
-Voglio cambiare mestiere.Stavo pensando di entrare nel CBI...chissà,magari potrei essere un ottimo detective-

( 25/01/2011  )

Giusto e sbagliato

Lalalalalà





E' stata una pessima idea ispirarti a lei per scrivere i tuoi libri.

Ma tu sei un amante del pericolo.
Tu sei un disastro,sei caotico,irresponsabile,irrecuperabile e quando hai visto lei,così ordinata,sicura e precisa,beh...non hai saputo resistere.
In fondo gli opposti si attraggono,no?
E poi...tu sei lì solo per scrivere il tuo libro e goderti il brivido di fare il detective,nient'altro,giusto?
Non t'importa niente di lei,del suo sorriso,dei suoi occhi da cerbiatta e del suo coraggio.
Proprio niente...forse.

E' stata un'idea terribile affezionarti a lei

Insomma...tu sei Richard Castle,lo scrittore,quello terribile,il bambino di cinque anni...o sono solo maschere quelle che indossi?
Non ti era mai capitato di affezionarti sul serio ad una persona all'infuori di Alexis e tua madre,ma adesso...beh si potrebbe dire che lei ha rotto ogni tua difesa.
E' passata oltre le maschere che porti e ha scoperto il vero Castle.
Adesso...sei sicuro che sia solo semplice amicizia,la vostra?
Forse...

E' stata un'idea assurda raggiungerla a casa sua.

Ma lei stava male.E se sta male lei...beh tu non riesci a non fare altrettanto.
L'hai raggiunta e hai cercato di tirarle su il morale,impresa ardua.
Ma ci sei stato comunque.
Perché Kate Beckett è una  droga e tu sei totalmente,irreparabilmente,dipendente.
Felicemente drogato di una cosa che si chiama amore.
Adesso vattene,su...lei non ha bisogno di te.
Forse...

E' stata,appunto,una cosa sbagliata innamorarsi di lei.

Eh già...sei innamorato e questo lo sai bene.
Ma non è una cosa che si può fare.
Se le confessassi i tuoi sentimenti,sai che succederebbe?
Probabilmente saresti costretto ad andartene "intralceresti le indagini,un coinvolgimento è meglio evitarlo" direbbe lei.
Il problema è che tu non hai resistito...e come avresti potuto?
Molto probabilmente chiunque la veda non può non accorgersi di quanto questa donna sia meravigliosa.
Ed è quest'ultimo pensiero a farti nascere dentro un'incontrollabile gelosia.
Perché poi?Lei non sarà mai tua.
Forse...

Ok,se quelle di prima erano cattive idee,quella di restare a dormire da lei "per confortarla" è di gran lunga la peggiore.

Ma lei era spaventata.E tu che gentiluomo saresti stato se non ti fossi fermato ad aiutare una povera donzella in pericolo?
Non è che ti abbia proprio chiesto di rimanere...diciamo che lo hai fatto di tua volontà.
Ma sempre per proteggerla,non per fare altro!
Infatti stai sdraiato sul divano,non in camera con lei.
Stai fingendo di leggere un giornale,non la stai abbracciando.
Se poi le ti invitasse ad entrare in camera sua,beh quella sarebbe la cosa peggiore che potrebbe succedere,stasera.

La cosa peggiore in assoluto che tu abbia mai fatto,è stata quella di entrare,quando lei ti ha invitato,in camera sua.

Ma non si rifiuta mai un invito ad entrare in camera,vero?
E poi lei era lì,finalmente debole,finalmente indifesa,finalmente pronta ad essere protetta.
E tu cos'avresti dovuto fare?
L'hai abbracciata,l'hai protetta e questo ok,si può fare.
Ma adesso cosa stai facendo?
Perché vi stendete sul suo letto?
Perché siete l'uno sull'altra?
Ecco,adesso la stai baciando.E questa,fondamentalmente,è proprio la cosa più stupida che tu abbia mai fatto.

Ed è solo il mattino dopo,quando ti svegli e la vedi,accoccolata al tuo petto,i suoi capelli sparpagliati su di te,il suo profumo nelle tue narici.
E' in quel mattino che quando ti svegli,ti rendi conto che,si,per quanto sia stata una cosa stupidissima da fare,è decisamente l'azione più giusta di tutta la tua vita.
Sicuramente...



(28/01/2011 )

Per il momento

Here
Per il momento.

Stai fuggendo,Teresa.Stai fuggendo e ne sei consapevole.
Potresti anche dirgli quello che provi,potresti aprirgli il tuo cuore,magari saresti ricambiata.
Parliamoci chiaro.Sai perché lo stai facendo.
E' il più banale dei motivi.
Hai paura.Paura perché sai che prima o poi lui se ne andrà.Perché per lui non c'è niente di più importante della sua vendetta,neanche tu.
L'hai detto tu stessa  "Patrick Jane è destinato all'autodistruzione"
Ma quando l'hai detto non hai calcolato il fatto che,si,a te non toccherebbe un destino migliore.
Sai che quando se ne andrà trascinerà giù anche te.

Alzi lo sguardo dal tuo pc al bullpen e lo vedi,lì.
E' seduto sul "suo" divano,l'ennesima tazza di thè in mano.
Ha il suo solito sorriso malandrino in volto,segno che ne ha combinata un'altra delle sue.
Molto probabilmente,dato che di fronte a lui c'è un Wayne leggermente stupito, deve aver fatto uno dei soliti giochetti.
Il suo sguardo si posa su di te,ti sorride.Senza malizia,dolcemente.
Ricambi.
Ti alzi dalla sedia e spegni il monitor del computer,tanto comunque non saresti riuscita a finire.
Ti dirigi verso di loro ancora sorridente.
Non c'è bisogno di preoccuparsi,per il momento...



(29/01/2011)

Red Alphabet- Bulimia

Bulimia

                                                     "Riempio tutto il mio corpo, la mia esistenza,
                                                       la mia incapacità, il distacco del mondo,
                                                       sensazioni che non finiscono mai, sento
                                                       lo schifo che c'è dentro me, corro di corsa,
                                                       cado in ginocchio, mi svuoto tutto, ritrovo
                                                       il vuoto."



Le strinse in modo convulso i polsi e la sbattè contro il muro,cominciano a baciarla energicamente.
Non si sorprese granché quando la sentì rispondere con la stessa foga.
Le sfilò la giacca e la maglietta e fece lo stesso con i suoi vestiti.
Nel giro di poco tempo si ritrovarono entrambi nudi sul grande letto di Grace.
Lui esplorava la sua pelle con baci e carezze,insaziabile.
Mentre lei sembrava mangiargli le labbra. 
Erano due bulimici.Bulimici d'amore.
Ingoiavano carezze e baci in quantità sproporzionate,in qualsiasi momento della giornata.
E finivano per perdersi l'uno negli occhi dell'altra mentre,con un ultimo gemito,raggiungevano il culmine del piacere insieme.
Restavano accoccolati ancora un pò, dopodiché uno dei due (quasi sempre Grace) se ne andava.
Certo, perché i bulimici non si limitano alle abbuffate,no.
Ci si ficca un dito nel cuore e si vomitano sensi di colpa.
Quella volta toccò a Grace.
-Devo andare,Craig mi aspetta per le otto- disse,e scappò via prima che Wayne potesse anche solo salutarla.
Sbattendosi la porta alle spalle con nervosismo.
L'uomo si rannicchiò sotto le coperte e infilò il dito nel suo cuore,vomitando solo poche parole.
-Ma io ti amo Grace-


(03/04/2011)

Red Alphabet-Azzurro

Azzurro

"Una specie di dolcezza splendeva sorridente in quegli occhi crudeli azzurro-chiari e su quella bocca vigorosa, rossa, dalla piega amara.(Paul Verlaine)



Ti mordi le labbra in preda a una crisi di panico.L'ennesima.
Non riesci davvero a controllare i tuoi pensieri,eh?
Sembri una naufraga in mezzo al mare.Si,il mare dei suoi occhi.
E' venuto poco fa e,accidenti,ci sei quasi annegata di nuovo.
Lui,col suo sorriso beffardo e i suoi magnifici occhi azzurri,riesce sempre a lasciarti imbambolata.
E non puoi che sembrare un'idiota al suo fianco.
Oh,si.Quell'uomo ha la capacità strabiliante di rincretinire anche te,Teresa Lisbon,la leggendaria e temuta,Teresa Lisbon.
E ti sale su il nervosismo al solo pensarci.
Strizzi gli occhi e provi a scacciare via quell'immagine.
Niente da fare,continua a tornare.Ma,dico io,come puoi anche solo pensare di lavorarci insieme se appena lo vedi finisci in questo stato catatonico?
Prendi un grosso respiro,è il caso di lavorare.
Ed è proprio in questo momemnto che entra Rigsby,sorriso smagliante e documenti in mano.
-Abbiamo un caso-dice,porgendoti i documenti.
Annuisci e li afferri,ma...ehi.Un momento.E quella cos'è?
Alzi gli occhi al cielo,masticando un'imprecazione.Ma è una persecuzione questa.
-Chiamo Cho-dice lui avviandosi verso la porta.
-Rigsby-si ferma,lo guardi facendo una smorfia.
-Prima togliti quella giacca.-Dici indicando l'abito.-Io odio l'azzurro-
Lui ti guarda confuso,tu ti alzi soddisfatta ed esci dalla stanza.Stretta nel tuo cappotto rigorosamente nero.


( 26/03/2011)

Run

Qui


Run.



Sei parole. Ti è bastato questo per capire.
-Perché non lo chiedi a lei?-

Silenzio.

Guardi Donna negli occhi e noti che anche lei sta fissando qualcosa, alle tue spalle.
Ti giri lentamente, quasi incredulo.
E' allora che la vedi. Oh ,si, per la prima volta la stai guardando sul serio.
E' lì, con un'arma in mano e le dita che si muovono convulsamente.

Rose Tyler, la tua prima amica dopo tanto -troppo- tempo.
Rose Tyler, la ragazza che ha voluto dire addio a suo padre.
Rose Tyler, colei che ha assorbito il vortice del tempo per salvarti.
Rose Tyler, per cui sei morto e subito dopo rinato.
Rose Tyler, la donna che si è fidata di te,dopo averti visto cambiare faccia.
Rose Tyler, che è scivolata in un'altra dimensione per salvare il Mondo.
Rose  Tyler, per la quale hai bruciato un sole. Solo per dirle addio.
Rose Tyler, che ti ha detto che ti ama.
Rose Tyler, che aspetta ancora una risposta.
Rose Tyler, che anche tu ami.
Rose Tyler, che è tornata.

E non sai se piangere, urlare, ridere, essere orgoglioso di lei -la tua Rose- che è riuscita dove tu ti sei arreso.
-E' impossibile.- Le hai detto.
Ed hai sbagliato. Impressionante quante volte capiti da quando la conosci.
La guardi ancora. Ti sorride.
Una lampadina si accende improvvisamente nella tua testa.
Oh, sai esattamente cosa fare, ora.
L'hai detto tu stesso la prima volta che l'hai vista, no?
"Corri"
Ed è esattamente quello che fai. Ti si stringe il cuore nel vederla fare altrettanto.
Perché Rose Tyler ha aspettato abbastanza.



( 07/06/2011 )

Il silenzio dopo la tempesta

IDON'TLIKEIT.




Il silenzio dopo la tempesta.

Il rumore dello sparo risuonò forte nell'aria.
Fu tutto così veloce e caotico che non fece neanche in tempo a rendersi conto di quello che era successo.
Poi lo vide,accasciato a terra, gli occhi spalancati come mai lo erano stati nella sua vita.
E comprese.
Aveva sparato a Red John. Aveva FINALMENTE sparato a Red John.
Lasciò lentamente che la pistola scivolasse dalle sue mani e si diresse verso il tavolo.
Aveva passato così tanti anni a progettare quel momento ed era passato velocemente, in un soffio.
Bevve il thè lentamente.
Per un attimo aveva temuto che tutto quel tempo passato con Lisbon ad ascoltare i suoi discorsi gli avrebbero fatto cambiare idea.
Ma neanche la spontanea bontà di Teresa era riuscita a placare la sua ira,
era stato tutto così naturale,così semplice, che quasi aveva avuto paura di se stesso.
Posò la tazza.
Avrebbe voluto chiedergli un sacco di cose.
Se era vero che la figlia non aveva sofferto, cosa aveva fatto a Kristina, come era riuscito a sfuggirgli così tante volte...
Ma vedendolo,sentendo quello che diceva, gli era morto tutto sulle labbra.
E aveva sparato.
Chiese il conto.
Probabilmente avrebbe dovuto sentirsi in colpa, cavolo, aveva appena ucciso un uomo.
Cosa avrebbero detto di lui i ragazzi?
Cosa avrebbe detto lei?
Già,Teresa.L'avrebbe mai perdonato?
Probabilmente no.
Aveva ancora tanti dubbi e tante domande che avrebbero dovuto avere una risposta e che invece sarebbero rimaste in sospeso,
pensò mentre vedeva dei poliziotti avvicinarsi.
Era diventato uno di quelli a cui dava la caccia, un assassino.
Eppure nelle sue orecchie un solo rumore rimbombava follemente.
Un dolce, rilassante,incessante rumore.
Quello del silenzio dopo la tempesta.





( 16/06/2011  )

Una notte senza stelle

X


Una notte senza stelle.



Avanzò lentamente per il corridoio, cominciando ad avvertire i suoi singhiozzi soffocati.
Si maledisse mentalmente perché non sapeva cosa fare,ancora non lo sapeva.
E maledisse lui, perché avrebbe dovuto saperlo.
Si avvicinò piano alla porta e la aprì, mentre sentiva le mani tremare.
-Rose?-sussurrò e si sorprese di sentire la sua voce così roca.
La ragazza in risposta tirò su col naso.
-Va a dormire, John. Adesso vengo-
Lui sospirò tristemente e le si avvicinò,mentre alcuni flash della notte appena passata gli tornavano in mente.
Avevano fatto l'amore come se non ci fosse stato un domani.
Aveva sentito il bisogno di Rose in quel momento e lui non aveva potuto fare altro che esserci,per lei.
Era rannicchiata per terra, con le ginocchia al petto.
Lo sguardo rivolto ad una notte senza stelle, dovevano sembrarle tutte così, le notti, da quando non c'era lui.
John si sorprese quasi ad odiarlo.
Si sedette al suo fianco e lasciò che la ragazza si accoccolasse al suo petto, dopodiché cominciò ad accarezzarle i capelli mentre sentiva il suo petto fremere quando veniva a contatto con le calde lacrime di Rose,nonostante fossero bollenti, non facevano che procurargli freddo.
-Mi dispiace,mi dispiace- la sentì sussurrare.
Lui annuì e le disse di non preoccuparsi, ma non era sicuro che quelle scuse fossero rivolte a John Smith.
Probabilmente erano ancora una volta per lui, che sembrava non lasciarli in pace neanche ora che non c'era più.
Era in questi momenti che John si sentiva solo un braccio mozzato, una copia.
Era in questi momenti che il suo fragile cuore umano cominciava a morire, a cedere.
Ed era in questi momenti che sentiva di aver più bisogno di Rose.
Erano ancora stretti l'uno all'altra quando una singola lacrima scese sul suo viso, scivolando tra i capelli di lei.
Ma cosa gli aveva fatto quell'alieno?
Rose lo guardò negli occhi e gli porse la mano.
-Andiamo a dormire-disse.
Lui annuì e insieme si alzarono. La ragazza avvicinò le sue labbra a quelle dell'uomo e lo baciò con trasporto.
Un bacio che sapeva di lacrime, ricordi e promesse non mantenute.
Tornarono nella loro camera mentre John cominciava a spogliarla e lei lo lasciava fare.
Per una volta, era stato lui ad avere bisogno di lei.
Sapeva che era ancora presto per andare avanti, sapeva che era presto per dimenticare.
Ma se c'era qualcosa che aveva acquisito insieme alla capacità di morire, quelli erano i sentimenti.
Avrebbe continuato ad amarla e a soffrire, credendo, sperando che prima o poi il fantasma dell'uomo che era stato li avrebbe lasciati vivere in pace.
Insieme.Perché almeno questo, se lo sarebbero meritato.
E fino ad allora, lui si sarebbe accontentato di stare con Rose e di sperimentare quella gamma di sentimenti che fino ad allora non aveva neanche immaginato. Sofferenza compresa.
Avrebbe continuato ad amarla,anche in notti come quella. Anche in notti senza stelle.



(26/06/2011)

Burn

Burn

Non esiste separazione definitiva fino a quando c'è il ricordo. Isabel Allende, Paula,1995.



Non sapeva da quanto tempo era lì, davanti a quella parte. Potevano essere passati anni, o pochi secondi.
Non lo sapeva e non gli importava.
Passò una mano su quel muro di un bianco accecante che sembrava quasi sbeffeggiarlo e ci poggiò sopra la testa.
Anche se flebile riusciva a percepire la sua presenza dall'altra parte.
Aveva salvato il mondo per l'ennesima volta, eppure non era riuscito a proteggere l'unica persona che per lui era importante.
Restò lì ancora per un pò, dove i suoi cuori erano morti. Di nuovo.
E non sapeva,davvero, di questo passo quanto ancora avrebbe potuto resistere.
Si era fatto una promessa molto tempo prima. Un patto con se stesso.
Aveva giurato che non avrebbe permesso a nessuno di varcare la soglia dell'amicizia.
Nessuno doveva essere importante, tantomeno un'umana, con la sua vita breve.
Ma poi era arrivata Rose. Oh, Rose Tyler, chi si sarebbe mai aspettato che sarebbe diventata così importante?
Era arrivata lei e tutte le sue difese, tutte le sue maschere, erano crollate sotto il tocco gentile di una semplice ragazza.
Si era fatta strada dentro di lui, lentamente, scoprendo il vero Dottore, curando la sua solitudine e cambiandolo in meglio.
Aveva perso il controllo per i suoi sentimenti nei confronti di Rose da così tanto tempo che, adesso, a mente lucida, non riusciva a capire quando avesse intuito che lei aveva decisamente superato il limite, quando era diventata indispensabile.
Ma probabilmente non c'era stato un momento preciso, solo sorrisi,istanti, sguardi d'intesa e tanti, tantissimi abbracci.
E lui era crollato, probabilmente senza neanche il minimo intento di lottare.

Spostò lo sguardo da quel muro e tolse la mano, lasciando un'ultima carezza, gli occhi che pungevano come mai nella sua lunga vita.
Ricacciò indietro le lacrime e tirò su un sorriso finto - a pensarci bene, era più una smorfia-
Si allonanò verso il TARDIS camminando pesantemente con le mani nelle tasche del suo completo gessato.
Le spalle curve, a portare tutto quel dolore con sè, mentre il mondo intero scoppiava di felicità per quella "fortunata e casuale" vittoria.
Decise di riprendere a viaggiare, ma di non dimenticare.
Perché era convinto che, fino a quando lui l'avesse ricordata, ci sarebbe stata sempre la flebile speranza di un ritrovo inaspettato.
E, nel frattempo, avrebbe continuato a sentirla vicina, a sentirla sua.



"Per quanto tempo starai con me?"     "Per sempre"


Eppure, ora come ora, il ricordo di quelle parole non faceva che bruciare intensamente.

(30/06/2011)

Qualcosa di blu



Qualcosa di blu.


Bussò con forza alla porta del TARDIS, ansiosa di vederlo.

-Okay, Dottore. Questa volta ti ho sorpreso, non è vero?-

Lui si sporse dalla cabina telefonica,- quella nuova, vecchia cabina telefonica-vestito con un completo nero e, come sempre il papillon, sorrise.

-Oh,si. Sono del tutto sbalordito.Non me lo sarei aspettato.Fortuna ha voluto che io avessi addosso questi vecchi stracci.- rispose indicando i suoi abiti.
 
Ma i suoi occhi le dissero molto di più.

Nel suo sguardo lesse un caloroso "grazie" che non aveva bisogno di esprimere ad alta voce.

Ma era sempre stato così per loro, no? Gli bastava un'occhiata per capirsi.

Amelia Pond e il suo amico immaginario, il Dottore straccione. Il suo dottore straccione.

Non avrebbe di certo lasciato che una piccola cosa come l'essere cancellato dalla storia lo fermasse.
 
"Salve  a tutti,io  sono l'amico immaginario di Amy" Si avvicinò al tavolo e strinse la mano di suo padre. "Non potevo non venire."
 
 Amy sorrise felice. "Puoi assolutamente, decisamente,baciare la sposa".
 
Il dottore poggiò un dito sulle sue labbra. "Amelia, d'ora in poi lascerò i doveri che riguardano i baci al nuovissimo Mr.Pond!".
 
"No, io non sono Mr. Pond. Non è così che funziona." Rory si accigliò.
 
"Sì,invece."
 
"Sì,invece"
 
"D'accordo, allora. Sposto la mia cabina.Avrete bisogno di spazio." Disse, entrando nel TARDIS.

Poi si girò verso la folla alle sue spalle, ancora totalmente senza parole.

"Sono venuto solo per ballare" aggiunse, con un sorriso sornione.

Fu totalmente orribile. Per quanto fosse una persona fantastica, il Dottore era un pessimo ballerino.

Amy rise guardandolo, mentre Rory la stringeva da dietro.

Per la prima volta Il dottore sembrava felice. Davvero, davvero felice.

Il solito sguardo nei suoi occhi scuri, come se avesse visto secoli di morte e distruzione, incapace di intervenire, era sparito, sostituito da entusiasmo allegria. 

 
Era pazzo, immaturo, geniale e brillante.

Era il Dottore. E Amy non avrebbe potuto chiedere di meglio.

(04/07/2011)

Maschere


Contagiata da Full metal alchemist °-° si vede?


Maschere

Nascondere i propri sentimenti è comune quanto rivelare i propri segreti.
Giovanni Soriano, Finché c'è vita non c'è speranza, 2010

Amy Pond avanzò lentamente nel TARDIS e si sedette sulla poltroncina su cui era solito rilassarsi il Dottore.
Si rese conto, con un sorriso amaro, che la vita era davvero ironica.
Adesso che ci pensava, si accorse di essersi sempre chiesta come fosse il suo volto, oltre le  maschere che portava.
Quale effeto avevano sul suo viso le emozioni come gioia, dolore, amore, dolcezza; cosa poteva esserci al posto di quell'espressione eccitata, o di quel sorriso finto.
Era da quando l'aveva conosciuto che aveva notato questa sua particolarità.
Il Dottore non mostrava mai le sue vere emozioni, le teneva strette a sè, come fossero gioielli preziosi, e le nascondeva al resto del mondo.Perfino a lei,la suaAmy Pond.
Non molti se ne accorgevano, come Rory.
Amy si ritrovò a pensare che invece lui non aveva notato un accidenti.
Anche perché, il Dottore era bravo a far finta di niente. Ma non poteva ingannarla, non lei.
Il primo impatto che si aveva, quando lo si conosceva era di un uomo folle e malato. Poi di un eroe (sempre folle e malato, eh!) Ma c'erano volte, -occasioni speciali- in cui le maschere cadevano e il Dottore compariva per quello che era, senza coperture, senza nascondigli, solo lui.
Erano occasioni rarissime, come quando, con la meraviglia negli occhi, ti parlava del suo pianeta, quasi lo avesse davanti.
Allora, a sentirlo parlare, ti si stringeva lo stomaco. Perché, nella sua voce -così vera, profonda e commossa- capivi quanto avesse sofferto e quanto fosse forte.
Amy si era sempre chiesta come fosse il suo sguardo, i suoi occhi, quando parlava della persona amata -anche se temeva di scoprirlo un giorno rivolto a qualcuno-
Il Dottore agiva con astuzia, riflettendo e calcolando ogni minima azione, ogni risposta, ogni lettera e sopportava tutto, finché era lui a subire.
Ma se qualcuno osava toccare lei o Rory, oh, gli conveniva fuggire.
Le bastava pensare alla sua furia durante la battaglia di Demons Run, lo aveva temuto persino lei!
Amy si trovò a pensare che leggere nei suoi occhi le sarebbe dovuto bastare. E lei si sarebbe accontentata, se solo avesse saputo il prezzo del suo chiedere,   quello che ne sarebbe derivato...
La maschera del Dottore era rimasta intatta, durante tutto quel tempo, qualsiasi cosa facesse, qualsiasi fossero i suoi veri sentimenti, erano nascosti da quello stato di "finta" energia e eccitazione per la prossima meta.
Ed era rimasto così, finché, un giorno, per puro caso, non erano finiti a Londra, nel 2005.
Si erano fermati a comprare delle patatine fritte ed erano andati a sedersi su una delle panchine del parco.
Era stata una richiesta di Amy, quella di andare lì. Voleva passare una serata come faceva sempre da bambina, "stelle e patatine"
Si stese sull'erba insieme al Dottore, che cominciò a dirle il nome di ogni singola luce in cielo. Ascoltò affascinata.
Successe tutto in poco tempo, sentì una fitta al braccio, si voltò di scatto e urlò per il dolore.
Il Dottore non fece in tempo a muoversi che qualcosa di indefinito gli crollò addosso, rovinando a terra.
Una persona,era una persona...una donna per la precisione, bionda.
-Scusi, scusatemi!- cominciò a dire la ragazza.
Il Dottore si massaggiò il collo, poi diede le diedi una mano.
-Oh, non si preoccupi, non ci aveva-si arrestò di colpo.
I suoi occhi si spalancarono, le labbra si mosserò, ma non ne uscì alcun suono, lo vide tremare.
La calma e il sorriso erano sparite dai suoi bei lineamenti per troppo tempo, rispetto ai suoi standard.
Amy era sconcertata, cosa di così tremendo doveva essere successo, per farlo restare in quello stato?
La sconosciuta lo guardò interrogativa, agitando la mano per farlo continuare.
La maschera non rimase giù a lungo, e lui si apprestò a riprendere la recita.
-Notati. Scusi, dobbiamo andare- E, detto questo, afferrò Amy per un braccio, lasciando in quel parchetto una ragazza confusa e una porzione intera di patatine.
Si chiuse la porta del TARDIS alle spalle e si accomodò su una delle poltroncine, lo sguardo di nuovo afflitto, gli occhi lucidi.
In risposta alla domanda insespressa di Amy, cominciò a parlare.
-Il suo nome è Rose Tyler-
Quella sera, seduto sulla poltroncina nella sua cabina blu, il Dottore raccontò ad Amy una storia che gli sembrava così lontana, le parlò di amore, di lotta, di dolore, e...di perdita. Le raccontò tutto, con il cuore in mano, sincero come non era mai stato. Nessuna maschera a coprirlo.
Dal canto suo, Amy ascoltò ogni singola parola, confortandolo, incoraggiandolo e aspettandolo quando ce ne fosse bisogno.
Per tanto tempo, Amy Pond si era chiesta come si manifestassero le emozioni allo stato puro, sul volto del Dottore.
Per tanto tempo, aveva lottato con la curiosità.
Da quel giorno, si chiese se il prezzo che era stato pagato, per tutta quella onestà, non fosse stato terribilmente, orribilmente alto.
Aveva sentito parlare della "legge dello scambio equivalente", una volta.
Dicevano che era quella a far girare il mondo; eppure, in quel caso le sembrava terribilmente ingiusta e sbilanciata.
Se per aver qualcosa, bisogna essere pronti a dare qualcosa del medesimo valore,allora,si chiese mentra accarezzava i capelli dell'alieno stretto al suo fianco :cosa si può dare ad un uomo,dopo avergli tolto la donna che ama?



( 06/08/2011 )

Esprimi un desiderio



Esprimi un desiderio



Camminavano ormai da circa mezzora quando si accorse di avere il fiatone.
Sospirò esausta.
-Dottore, tra quanto arriviamo?-
-Ancora un attimo,Rose.Sii paziente, ti piacerà.-
Okay. Per quanto amasse le sorprese, Rose non potè non irritarsi: era la quinta volta che le rispondeva così! Stava per protestare, anche perché, sotto i soli cocenti d'agosto (si,erano due lì) avrebbe potuto avere un'insolazione, di quel passo, quando il Dottore esultò.
-Ecco!- Gridò facendole prendere un colpo-E' qui!-
Rose si guardò intorno perplessa : il paesaggio era rimasto invariato, l'erba era secca, la terra arida, i soli scottanti.
-Dottore?-lo chiamò,alquanto confusa.
Lui sorrise, come chi la sa lunga.
-Fidati di me,Rose. Ti ho mai delusa?-
E così dicendo, le afferò la mano e guardò l'orologio.
Dopo pochi minuti l'uomo esultò. -Ora!- disse, e le indicò i due soli.
Imporovvisamente calarono entrambi e il cielo si dipinse da azzurro che era ad arancio, poi rosa pallido,giallo,viola,grigio e infine blu,blu intenso.
Una scia di colori si alternava velocemente sotto lo sguardo ammaliato di Rose.
Restarono così ancora per pochi attimi, poi, all'improvviso la ragazza notò che piccoli puntini cominciavano a comparire nel cielo e guardò interrogativa il Dottore.
-Sono stelle,Rose- disse lui -Benvenuta al San Lorenzo di questo pianeta-
Il Dottore si ritenne totalmente soddisfatto solo quando potè leggere pura meraviglia nei suoi occhi.
Amava vederla preda di quell'emozione.
Ormai aveva visto tutto l'universo nei suoi novecentoepassa anni,eppure, condividerlo con Rose,vedere tutto attraverso i suoi occhi, gli faceva provare una gioia indefinita, come se fosse la prima volta anche per lui.
Impressionante quante cose riuscisse a trasmettergli quella semplice umana.
Si stesero sull'erba usando il suo cappotto come cuscino,Rose si accoccolò a lui.
-Guarda!- urlò - Una stella cadente!-
Le sorrise. -Esprimi un desiderio-
Rose parve riflettere, poi scosse la testa.
-No, io ho tutto ciò che desidero- continuò.
L'alieno la guardò, effettivamente avere la possibilità di andare ovunque volesse, quando volesse, muoversi nel tempo e nello spazio tramite una cabina telefonica più grande all'interno, non era roba da poco.
Poi Rose parlò.
-Io ho te- disse, nascondendo il rossore delle sue guance nel buio della notte.
Il Dottore rimase letteralmente spiazzato.
Si sarebbe aspettato qualsiasi risposta, ma non quella. Davvero era diventato così importante per lei?
Rose Tyler, che avea un'astronave capace di viaggiare nel tempo e nello spazio, che aveva tutto l'universo a sua disposizione, desiderava solo continuare a stare con lui?
-E tu,Dottore?Cosa desideri?-Chiese lei, spezzando il silenzio,non senza un pò di timore.
Lui guardò di nuovo gli occhi che erano riusciti a entrargli dentro, a trasmettergli tanto e,per una sola volta nella sua lunga vita, il Dottore decise di concedersi un piccolo gesto egoistico, un solo desiderio impossibile.
-Io desidero che questo momento non finisca mai, che sia per sia per sempre.-
Disse quella sera, sotto le stelle, stretto a Rose Tyler,semplice umana, che era riuscita a rubargli il cuore.
-Per sempre- ripetè lei.


(13/08/2011)