martedì 17 aprile 2012

Di stomaci e farfalle

Una piccola drabble fluff scritta in un momento di noia totale xD
Questo fandom mi uccide.
Link Here




Di stomaci e farfalle.





Prendi in mano il violino, rifugiandoti nel mind palace: hai bisogno di riflettere su ciò che hai provato. Che provi.
Accidenti, ti viene da chiederti, ma come è successo? E, soprattutto, quando?
Tu, Sherlock Holmes che rifletti sui...sentimenti. Pazzesco.
Eppure, pensi, con John è diverso. Lo è sempre stato.
E, molto probabilmente, non c'è neanche stato un mese, un giorno, un orario preciso... o forse è successo fin dal primo momento, chi lo sa?
Se ci pensi, l'unica cosa che ti viene in mente sono le vostre occhiate d'intesa, il fatto che chiunque vi veda crede che siate un coppia, i suoi capelli appena sveglio...(hai persino memorizzato il profumo dello shampoo che usa, diamine!)
Che cosa hai pensato quando ha afferrato Moriarty alla gola? Cosa hai sentito quando gli puntavano una pistola in testa? Che cosa provi quando ti sorride e ti prepara il thé?
Orgoglio. Preoccupazione. Gratitudine. Soltanto balle.
Perché, Sherlock, ogni singola volta che lo vedi, anche per un istante, sappiamo bene cosa ci sia proprio lì, nel tuo stomaco.
Farfalle.

Look at the stars

Ed ecco, questa è stata un parto, ma ne è decisamente valsa la pena. La trovate QUIIIII




Attenzione:Se non leggete le note sotto, non credo capirete molto.


Look at the stars

Questa è la shot fluff che ti avevo promesso, Sab. Accontentati xD <3 



«Una stella è un corpo celeste che brilla di luce propria. In astronomia e astrofisica il termine designa uno sferoide luminoso di plasma che genera energia nel proprio nucleo  attraverso processi di fusione nucleare; tale energia è irradiata nello spazio sotto forma di radiazione elettromagnetica, flusso di particelle elementari e neutrini.» [1]   


Quando torna a casa, dopo un'intera giornata di ambulatorio, non lo trova.
Un'ondata di panico gli cattura il petto, mentre si guarda intorno.
-Sherlock?-, chiama con un tocco d'isteria nella voce.
Un mugolio proviene da fuori alla finestra, e John sospira, sollevato. Accidenti, non può comportarsi così, è passato troppo poco tempo.
-Dove accidenti sei?-
-Sopra.-
John si guarda intorno, accigliato. Sta per chiedere qualcosa, ma Sherlock lo precede ancora.
-Il tetto.-
Di nuovo panico. Sale di corsa le scale, esce fuori, questa volta lo sentirà! Oh, se lo sentirà! Ma gli sembra il caso? No, insomma, cerca di essere picchiato?
Arriva a grandi falcate sul tetto, pronto ad urlare e sgridarlo e...e...e niente, gli muore tutto sulle labbra, quando lo vede.
Sherlock Holmes, gambe al petto, capelli scompigliati (più del solito), in sola manica di camicia, illuminato dalla luce della luna. Bello.
E, improvvisamente, John dimentica quello che voleva dire, tutti i suoi propositi spariscono, e gli si avvicina.
Una folata di vento lo fa rabbrividire.
-Ma non hai freddo? Di questo passo ti ammalerai di sicuro.- , dice, mentre gli si siede accanto.
Sherlock lo ignora.
-Ti piacciono le stelle, John?-
E ancora una volta resta spiazzato.
-Credevo non t'interessase l'astronomia, Sherlock. Comunque si, mi sono sempre piaciute...-
-Perché?-, Sherlock lo interrompe bruscamente.
John lo guarda: ha cominciato a tremare leggermente, ha gli occhi un pò umidi a causa del vento, le labbra rosee, i capelli gli vanno negli occhi (John si chiede quanto possa essere eccezionale l'esperienza di toccarli, quei capelli. Affondarci le mani, non toglierle mai più. Sentirne il profumo, assuefarsi, bearsene per sempre. E' certo che non se ne stancherebbe mai.), le lunghe gambe ancora strette al petto, lo sguardo attento e illuminato da genuina curiosità.
-Le trovo...affascinanti, a loro modo. Sembrano vive e...-
-Tecnicamente non possono essere vive.- lo interrompe ancora.
-Perciò ho detto 'sembrano', Sherlock. Vedi, penseresti che siano fredde, eppure sappiamo bene che sono caldissime; paiono così vicine, quasi che se allunghi una mano puoi afferrarle, ma in realtà sono lontanissime. Sono un pò folli, difficili, piene di sfaccettature e luminose, romantiche, secondo alcuni aspetti.- Come te. Riesce a capire da una sua espressione imbronciata che sta per interromperlo ancora, così lo precede, mettendogli un dito sulle labbra.
-
C’è chi si fissa a vedere solo il buio.Io preferisco contemplare le stelle. Ciascuno ha il suo modo di guardare la notte.- 
[2]
E Sherlock ammutolisce. John si sente l'uomo più forte del mondo.
Una folata di vento li fa rabbrividire, e il dottore pensa proprio che sia ora di rientrare, dato che ormai è notte fonda. Fa per muoversi, ma Sherlock lo blocca, tirandogli il braccio. John vorrebbe protestare, ma il detective si avvicina e gli piazza la testa sulla spalla, lasciandosi stringere da dietro.
John impallidisce. Si sente l'uomo più debole del mondo.
-Quindi, suppongo che noi...si, potremmo essere una stella binaria, ecco.-
Fa per chiedere qualcosa, ma Sherlock continua.
-Due stelle che orbitano insieme, intorno al loro comune centro di massa, senza staccarsi.

 Se due stelle sono posizionate l'una vicino all'altra, sono abbastanza distanti dalle altre per non essere influenzate dalla loro attrazione, e compongono un sistema separato tenuto unito dal legame della loro mutua attrazione gravitazionale.-
"Ma lui non è quello che non conosce neanche il sistema solare?" Si chiede John, ma poi rinuncia a cercare una risposta alla sua domanda, ormai è abituato a restare  stupito da Sherlock.
Da questa prospettiva non riesce a vedere il suo volto, ma è sicuro che lo troverebbe decisamente arrossato. Sa quanto gli siano costate queste parole, e gli si scalda il cuore a pensare che abbia messo da parte tutto il suo orgoglio per lui. Pensa che, infondo, a modo suo, anche questa è una confessione.
John sorride, e fa passare una mano tra i ricci del suo migliore amico. (Finalmente!) Lo sente sospirare con soddisfazione, al tocco.
-Si, Sherlock. Penso che tu abbia ragione.-
La mano passa dai capelli al collo, lo guarda negli occhi, e lentamente, ma senza più incertezze, lo bacia.
Lo bacia perché è una cosa che si è ripromesso di fare da quando è tornato.
Lo bacia perché la vita è breve, e fa paura, ma adesso sono insieme.
Lo bacia perché ha desiderato farlo da quando l'ha visto per la prima volta.

Lo bacia perché non vuole che si trasformino in stelle fuggitive. [3]
Lo bacia perché vuole che resti.
Lo bacia perché durante la notte non fa più incubi riguardanti la guerra. Ed è grazie a lui.
Lo bacia perché ha sofferto da impazzire, quando s'è finto morto.[4]
Lo bacia perché loro non sono 'stelle binarie distaccate'[5] e non sono più neanche 'binarie semidistaccate'[6], lo sa. Ormai sono soltanto 'binarie a contatto'[7], dipendenti l'uno dall'altro.
Lo bacia perché, semplicemente, ama Sherlock Holmes.

Quando si dividono, lo fanno di poco, senza mettere troppa distanza tra loro.
Il detective riappoggia la testa sulla sua spalla, e John gli accarezza i ricci, dimentico del freddo che prima lo tormentava.
C'è silenzio, ma non è teso o imbarazzante, soltanto complice.
E' Sherlock a romperlo per primo.
-Ovviamente, io sono la stella primaria e tu la secondaria, John.- [8]
E il dottore sbuffa, divertito, prima di scoppiare in una sonora risata, seguito a ruota dal coinquilino.


«Altre binarie non sono separabili neppure con strumenti, una binaria spettroscopica è una stella binaria che non può essere risolta come binaria visuale, neppure con i telescopi più potenti. [...] Questo può essere dovuto ad una reale vicinanza tra le due stelle. Nel primo caso, la piccola distanza porta le stelle ad avere una velocità orbitale molto alta.»



Note:

[1] : Informazioni liberamente presa da wikipedia
[2] : Non è una frase mia, ma una citazione di Victor Hugo, l'ho solo presa in prestito
[3] : 
Una stella fuggitiva è una stella che possiede dei valori di moto proprio abnormemente più elevati di quelli di altre stelle poste nella medesima regione galattica.  Valori abnormemente alti di moto proprio possono essere acquisiti, oltre che in seguito all'esplosione di una supernova di tipo Ia, anche nel caso in cui il legame gravitazionale che vincola due stelle in un sistema binario molto ampio venga rescisso a causa di una perturbazione esterna; in tal caso le due componenti continueranno a evolversi come stelle singole. Una possibile perturbazione è costituita dall'incontro ravvicinato fra due sistemi binari, che potrebbe risultare nell'espulsione ad alta velocità di alcune delle stelle che li costituivano.
[4] : Praticamente, questa è una post Reichenbach, perciò John è terrorizzato quando non vede Sherlock o quando scopre che è sul tetto! (si, sottolineo l'ovvio u.u)
[5] : 
Le binarie distaccate sono sistemi in cui ognuna delle due componenti è posta all'interno del suo lobo di Roche, cioè dell'area in cui la forza gravitazionale della stella è maggiore di quella della sua compagna; queste stelle non subiscono importanti influenze reciproche ed evolvono separatamente.
[6] : 
Le binarie semidistaccate sono sistemi in cui una delle due componenti riempie il proprio lobo di Roche, mentre l'altra no; in questo caso avviene un trasferimento di gas dalla stella che riempie il proprio lobo di Roche all'altra.
[7] : 
Una binaria a contatto è un sistema in cui entrambe le componenti riempiono il proprio lobo di Roche e le parti più esterne delle atmosfere stellari formano un "inviluppo comune" che circonda entrambe le componenti del sistema. Poiché la frizione dell'inviluppo rallenta il moto orbitale , le stelle possono alla fine giungere a fondersi.
 [8] : All'interno di una stella binaria, 
la stella più luminosa viene chiamata primaria, mentre l'altra viene chiamata compagna o secondaria.

I'll always be with you

Questa la riporto con tanto di dedica alla mia amata Sab.Il link, qui.


I'll always be with you


A Sabrina, perché gliela devo.
A Sabrina, che è diventata la mia Jim Moriarty.
A Sabrina, che con i nostri 1500 messaggi e passa, ancora non s'è scocciata di me.
A Sabrina, che mi fa compagnia e mi entra dentro ogni giorno di più.
A Sabrina, perché anche se le ho promesso del fluff, ha accettato questo terribile angst.
A Sabrina, che sta illuminando le mie giornate con la sua follia.
Love u, honey.





Un fascio di luce mattutina t'investe appena apri la porta, sospiri stancamente.
Poggi le chiavi sul tavolino all'ingresso, togli il cappotto, metti la teiera sul fornello, ti volti; è allora che lo vedi.
Sherlock Holmes è sulla sua poltrona preferita, il violino in mano, immobile nella sua figura immacolata; e per un attimo, un singolo fottutissimo attimo, sei tentato di urlare, correre da lui, abbracciarlo, dirgli tutte quelle cose che fino ad ora vi siete negati, ma che avete la possibilita di gridare al mondo, adesso. Poi l'attimo passa e tu, inevitabilmente, capisci.
-Continuo a sognarti.- dici, e non è una domanda. Sulle sue labbra si disegna un sorriso: ride di te. Ancora.
-Intuizione arguta, John.- , così risponde alla tua non-domanda.
-Dovrei smetterla, rifarmi una vita. E' così che fanno le altre persone, no? Vanno avanti.- Riprendi tu, e ciò che dici suona ridicolo alle tue stesse orecchie. Andare avanti? E come? Con chi? ...Come se si potesse dimenticare Sherlock Holmes. Come se tu potessi dimenticarlo.
-Non chiederlo a me,- dice lui a bassa voce, sistemandosi meglio sulla poltrona. -Non mi è mai interessato ciò che fanno le altre persone.-
Sospiri ancora, perché anche adesso, anche ora che non c'è, riesce sempre ad averla vinta.
Lenteamente, quasi con paura, ti avvicini alla tua poltrona, mentre Sherlock ha ripreso a suonare il violino. E ti stupisci della tua fantasia, della tua immaginazione.
Distingui chiaramente le dita magre del detective muoversi velocemente sullo strumento, vedi le labbra contratte nella tipica smorfia che acquisice quando è concentrato, i riccioli ribelli che gli scendono sul volto accarezzandolo e facendolo sembrare ancora più bello. Il sole alla finestra è arrivato fino a lui e i suoi occhi sembrano ancora più chiari se illuminati da quella fioca luce.
Ti siedi definitivamente e, stancamente, ti passi una mano sul viso. Sherlock alza lo sguardo e smette di suonare, gli occhi fissi nei tuoi.
-Tu non puoi stare qui-, dici senza convinzione.- Insomma tu sei...sei...- la gola si chiude, la voce s'interrompe e non collabora.
-Morto.- Interviene lui in tuoi aiuto, e suona strano detto dalle sue labbra. Sa un pò di definitivo.
-Già.- Aggiungi sbrigativamente. -Ma allora perché continuo a sognarti?-
Sherlock sorride, ma questa volta lo fa con dolcezza, solo un attimo. Si alza e poggia definitivamente il violino sul divano, avvicinandosi a te. Piano, un cacciatore di fronte alla sua preda. Si ferma a pochi centimetri dal tuo volto, lo sguardo attento.
-Io ti manco.- Dice. Ed ancora una volta qualcosa si conficca dentro di te, tra il cuore e la gola. E vorresti urlare, ma non hai più voce. Vorresti svegliarti, smetterla di sognare, o forse no, perché in fondo questo è davvero l'unico modo che hai per vederlo ancora. Perché è vero, accidenti se è vero.
Tu ami Sherlock Holmes. E senti fottutamente la sua mancanza. E  tutte le tue maschere, i tuoi scudi e le belle e forti parole si frantumano, lasciandoti solo ed indifeso di fronte a quest'unica e agghiacciante certezza: sei rimasto solo, Sherlock Holmes è morto.
E nasce come un singhiozzo, per poi finire in un pianto disperato, quello che ti sconvolge in pochi secondi, facendoti tremare. Lui è subito al tuo fianco, scattante, ti abbraccia,  poggi la testa sul suo petto, lo stringi  e ti fai stringere, mentre i suoi riccioli ti accarezzano la fronte.
Le tue mani corrono per il suo corpo, come a volerlo mantenere qui, come se volessi renderlo reale.
-Resta con me.- dici piano, quando i singhiozzi si calmano, con ancora la voce fragile.
-Non preoccuparti.- sussurra lui al tuo orecchio. -Io sarò con te per sempre.- Poi ti lascia un bacio sulla testa.
E te ne rendi conto di nuovo. L'uomo che hai di fronte non è Sherlock Holmes, ma soltanto frutto della tua stanca e provata mente. E lo sai proprio perché lui, il detective, non si comporterebbe mai in questo modo con te. Ma non importa.
Ormai lo hai capito, non puoi andare avanti. Non puoi smettere di sognarlo, come non puoi smettere di amarlo, perché non vuoi farlo.
E questo è l'ultimo pensiero coerente, prima di renderti conto che la figura allampanata del tuo coinquilino è sparita, sostituita soltanto dalla sua sciarpa, ancora impregnata del suo profumo, che ora stringi convulsamente mentre sei sconvolto da un'altra scarica di singhiozzi. Lui non c'è più.


"Ciò che ci manca ce lo portiamo sempre appresso."
Giovanni Soriano, Finché c'è vita non c'è speranza, 2010

sabato 14 aprile 2012

Back to Baker Street

Ed ecco a voi, la prima ff di Sherlock bbc che io abbia mai scritto! :D Questo è il link della storia su efp.




Back to Baker Street.





Ed è questione di un attimo.

-Ciao, John.-


Sorpresa.
Rabbia.
Gioia.
Dolore.

Ancora rabbia, ancora gioia, ancora dolore, ancora, ancora, ancora.


Tutto ,d'improvviso, esplode nella testa di John mentre un solo unico pensiero rimbomba nel corpo, nel cuore, ovunque: è tornato.
E resta immobile, imbambolato a fissarlo.
Sorpresa. Appena lo vede, la prima cosa che avverte è una fitta al petto.
"Non è possibile." E pensa che non lo è affatto e che, probabilmente, è impazzito sul serio, una volta per tutte.
Poi ricorda che non si tratta di una persona qualsiasi, ma di Sherlock Holmes. E in questo modo riesce a proteggere la sua sanità mentale. Non è pazzo.
Ma allora...
Rabbia. Nella sua testa, una sola cosa rimbomba: TRE ANNI. E vorrebbe davvero, davvero, alzarsi e dargli un bel pugno dritto sul naso. Fargli male almeno la metà di quanto gli abbia fatto lui. Maledetto bastardo. Come può non avergli detto niente? E vorrebbe davvero ripromettersi di non fidarsi mai più di quello piscopatico. No, sociopatico. Ma sa fin troppo bene che fare una promessa del genere sarebbe come buttare parole al vento.
Dolore. Se n'è andato, lo ha lasciato di nuovo da solo, gli ha mentito, si è lanciato dal tetto di un palazzo mentre lui lo guardava e, accidenti, pregava un dio in cui non credeva che non lo facesse. Da tre anni a questa parte, John Watson ha ripreso a zoppicare.
Da tre anni a questa parte, John Watson è solo, ferito, rassegnato e stanco.
Da tre anni a questa parte, John Watson è inutile e vuoto.
Eppure...
Gioia. Adesso è tornato. E, ripensandoci, cosa importa, ora come ora, di dov'è stato, di perché non lo ha avvisato, di che diavolo ha fatto?
A chi importa di come è sopravvissuto, di quanto lo ha fatto soffrire, di come gli è mancato, ora che è finalmente qui?
Perché si, maledizione, si. Gli è mancato da morire.

Mentre riflette, lo sguardo di John si posa sull'uomo che ha di fronte.
Magro, stanco, vede distintamente dei cerchi scuri intorno ai suoi occhi.
Ha conservato l'atteggiamento altezzoso, ma c'è qualcosa di nuovo. Lo percepisce nelle mani che si sfregano dietro la schiena, nel cipiglio preoccupato.
Ansia. Sherlock Holmes è in ansia e attende la sua risposta, per una volta non sicuro del verdetto finale.
E, attraverso quegli occhi chiari -quasi bianchi-, gli sembra di vedere le notti insonni spese per lavorare, pensare, trovare un modo per tornare a casa.
Per tornare da lui.

E la gioia, il dolore, la sorpresa, la rabbia, spariscono, per fare spazio ad un sentimento nuovo, unico : senso di completezza.
Appartenenza. Sherlock Holmes è tornato da lui. Sherlock Holmes è tornato per lui. John Watson è, semplicemente, felice.

Lo guarda ancora, sospira.
-Diamine, ma da quanto non mangi? Hai un aspetto orribile.- Riesce a sputare fuori, insieme ad un sorriso incerto.
Lo stesso sorriso che, dolcemente, vede comparire sul volto del detective.
-Non saprei, sono stato molto impegnato.- Dice Sherlock in un sospiro di sollievo.
Ancora una volta, John ha capito. John lo ha accettato. John lo ha accolto a casa.
-Andiamo, genio, ci sarà un ristorante aperto. Mi devi come minimo una cena.-
 L'altro annuisce, consapevole che non sia finita lì. Gli deve molto di più di una cena, delle spiegazioni, per esempio. Ma per quelle c'è tempo e lo sa. Hanno tutto il tempo del mondo, per ora vuole soltanto sedersi ad un tavolo e osservare l'amico parlare, vuole rispondere sbruffando alle sue affermazioni stupide.
Vuole che continuino ad essere Sherlock Holmes e John Watson.
Il dottore, dal canto suo, gli afferra la mano mentre escono dall'appartamento.
Al diavolo le persone, dicano quello che vogliono. Lo ha appena ritrovato, non lascerà che scappi ancora una volta, eh!
Sherlock resta un pò sorpreso da quel contatto, non essendo abituato. Ma non si tira indietro, lo trova tutt'altro che fastidioso.

E camminano così, per Baker street, uno al fianco dell'altro, scherzando tra di loro.
Due ombre fragili nella fredda sera di Londra, unite da un legame unico.
John Watson, con a destra Sherlock stretto nella sua mano e alla sua sinistra tre anni di sofferenza da superare.
Sherlock Holmes, con a sinistra il suo amico John e alla sua destra una mano stretta nel cappotto e tanto tempo da recuperare, riscrivere.

Ma sono insieme, adesso. E andrà tutto bene.

HELLO EVERYONE!

Ooooookay!
Salve a tutti! Per cominciare, penso ci sia bisogno di presentarsi e di spiegare a cosa serve questo blog.
So! Io scrivo fanfiction su questo meraviglioso sito, ma l'altro giorno mi son resa conto, quando non riuscivo ad entrare nel mio account, che le mie fanficton si trovano solo ed esclusivamente lì!
Se succedesse qualcosa a efp, io perderei tutte le mie cazzate.
Oh, non posso permettermelo assolutamente u.u Perciò le trascriverò qui, con qualche aggiunta.
Inoltre ho anche intenzione di pubblicare immagini, disegni e qualsiasi cosa mi passi per la testa! :D

Che altro? Ah, si. 

Harete imasu