Just an image in your head
Erano circa le tre quando lo sentì singhiozzare piano.
Erano circa le tre quando lo sentì singhiozzare piano.
Era impressionante quanto anche una roccia come lui, di notte, si ritrovasse impotente e sofferente.
Per cosa, poi?
John Watson aveva combattuto la guerra.
John Watson aveva ucciso delle persone.
John Watson rischiava la vita ogni giorno, standogli intorno.
John Watson aveva sempre carica la sua pistola, preparato ad ogni evenienza.
Eppure, nell'oscurità della notte, anche l'ex soldato doveva arrendersi al suo più spietato e subdolo nemico: la sua mente.
Svariate volte durante il sonno, John cominciava a muoversi, tremare, sconfitto dalle immagini che il suo subconscio gli mostrava. Piegato in due dal dolore.
Sherlock, che praticamente non dormiva mai, se n'era accorto da quando avevano cominciato a condividere la stanza, circa un paio di mesi prima.
Quella sera, stranamente, i singhiozzi di John non si fermarono poco dopo e Sherlock lo sapeva: si può ignorare tutto tranne il cuore, i sogni e la memoria.
Decise di accendere la luce, tanto comunque non avrebbe dormito.
-Che cosa succede adesso, John?-, chiese.
L'uomo si asciugò le lacrime, ancora incapace di farsi vedere debole dal "compagno." (Era questo che erano adesso, no? Compagni.)
Si schiarì la voce.
-U-un incubo.-, disse, tirando su col naso.
Questa era una cosa che, nonostante tutto il tempo che aveva passato con John e il modo in cui era migliorato parlando di sentimenti, non riusciva a capire.
L'incubo erano un processo psichico inconscio che si compiva durante il sonno...ma allora perché? Perché il medico ne era sempre così scosso?
Sherlock sospirò, verso un singhiozzante John, che aveva rinunciato a darsi contegno.
-I sogni e gli incubi sono solo immagini nel tuo cervello.-, disse scandendo bene.- Non dovresti...-
Ma non riuscì a finire perché con suo fastidio, fu interrotto dalla voce acuta di John, che nel frattempo gli si era avventato addosso.
-Eri morto, Sherlock!Eri saltato giù da un tetto!!-
Questa poi!Pensò lui. Sherlock Holmes che si suicida, davvero John aveva creduto ad una cosa del genere?
Nel frattepo, il medico aveva artigliato il suo braccio e nascosto la testa nella spalla mentre, ritmicamente, strusciava il naso sul suo pigiama, bagnandolo con le sue lacrime.
Pensò che doveva farlo ragionare. Insomma, un po' di razionalità, andiamo!
-Non essere idiota, John.-Gli disse, senza preoccuparsi di usare un minimo di tatto. -Perché avrei dovuto saltare da un tetto?-
L'altro fermò il movimento della testa, e sembrò accigliarsi, ragionare. Finalmente, pensò Holmes.
-Forse...per volare?- fu la risposta strascicata e sussurrata del compagno, che era appena riuscito a fermare le lacrime.
Ah, perfetto. Adesso lo stava anche considerando un idiota.
-Assurdo! So perfettamente di non poter volare! Non sono un uccello!-
-Né un angelo.- intervenne lui, mentre le lacrime ricominciavano a riaffiorare insieme ai ricordi delle terribili immagini a cui era stato costretto ad assistere.
Sherlock, inevitabilmente, si ritrovò a sorridere con amore e a stringerlo tra le braccia a sua volta. (Un tempo avrebbe riso delle lacrime dell'uomo al suo fianco. Ma cosa gli aveva fatto, adesso? In cosa lo aveva trasformato?)
John si strinse ancora di più al suo corpo, accoccolandosi in modo che i suoi capelli gli accarezzassero il viso. Sherlock sospirò e ci lasciò un bacio, mentre sentiva il collo inumidirsi a causa delle ciglia bagnate del compagno.
-Sta tranquillo, John. Non salterò mai da un tetto. Era solo un incubo.-
Passò la notte a stringerlo, pensando che non si sarebbe stancato mai di consolare l'uomo che amava.
John, dal canto suo, si sentì a casa, semplicemente. Al sicuro e felice, protetto perfino da se stesso.
***
Anni dopo, nella stessa abitazione, John Watson si ritrovò a sorridere amaramente al ricordo di quell'episodio.
Solo, seduto sulla sua poltrona, circondato dal silenzio innaturale del 221b.
Non aveva più lacrime da piangere, John.
Non aveva più preghiere per un dio che l'aveva abbandonato.
Non aveva più vita senza l'uomo che amava e che, di lì a poco, si sarebbe trasformato in un ricordo.
Aveva soltanto quella poltrona e quel vuoto dentro che non sarebbe mai riuscito a colmare.
Chiuse gli occhi e, inconsciamente, si ritrovò a cercare l'unico modo attravero il quale gli era ancora permesso di vedere Sherlock Holmes, sogno o incubo che fosse.
Avrebbe affrontato qualsiasi cosa pur di stare al suo fianco.
Sospirò, con la consapevolezza che, peggio del sogno che ti tortura la notte, c'è solo l'incubo che diventa realtà.
"Stop it, John. I will NEVER jump off a roof. It's just a nightmare. Just an image in your head..."
(08/04/2012 )
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