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sabato 7 luglio 2012

Run

Qui


Run.



Sei parole. Ti è bastato questo per capire.
-Perché non lo chiedi a lei?-

Silenzio.

Guardi Donna negli occhi e noti che anche lei sta fissando qualcosa, alle tue spalle.
Ti giri lentamente, quasi incredulo.
E' allora che la vedi. Oh ,si, per la prima volta la stai guardando sul serio.
E' lì, con un'arma in mano e le dita che si muovono convulsamente.

Rose Tyler, la tua prima amica dopo tanto -troppo- tempo.
Rose Tyler, la ragazza che ha voluto dire addio a suo padre.
Rose Tyler, colei che ha assorbito il vortice del tempo per salvarti.
Rose Tyler, per cui sei morto e subito dopo rinato.
Rose Tyler, la donna che si è fidata di te,dopo averti visto cambiare faccia.
Rose Tyler, che è scivolata in un'altra dimensione per salvare il Mondo.
Rose  Tyler, per la quale hai bruciato un sole. Solo per dirle addio.
Rose Tyler, che ti ha detto che ti ama.
Rose Tyler, che aspetta ancora una risposta.
Rose Tyler, che anche tu ami.
Rose Tyler, che è tornata.

E non sai se piangere, urlare, ridere, essere orgoglioso di lei -la tua Rose- che è riuscita dove tu ti sei arreso.
-E' impossibile.- Le hai detto.
Ed hai sbagliato. Impressionante quante volte capiti da quando la conosci.
La guardi ancora. Ti sorride.
Una lampadina si accende improvvisamente nella tua testa.
Oh, sai esattamente cosa fare, ora.
L'hai detto tu stesso la prima volta che l'hai vista, no?
"Corri"
Ed è esattamente quello che fai. Ti si stringe il cuore nel vederla fare altrettanto.
Perché Rose Tyler ha aspettato abbastanza.



( 07/06/2011 )

Una notte senza stelle

X


Una notte senza stelle.



Avanzò lentamente per il corridoio, cominciando ad avvertire i suoi singhiozzi soffocati.
Si maledisse mentalmente perché non sapeva cosa fare,ancora non lo sapeva.
E maledisse lui, perché avrebbe dovuto saperlo.
Si avvicinò piano alla porta e la aprì, mentre sentiva le mani tremare.
-Rose?-sussurrò e si sorprese di sentire la sua voce così roca.
La ragazza in risposta tirò su col naso.
-Va a dormire, John. Adesso vengo-
Lui sospirò tristemente e le si avvicinò,mentre alcuni flash della notte appena passata gli tornavano in mente.
Avevano fatto l'amore come se non ci fosse stato un domani.
Aveva sentito il bisogno di Rose in quel momento e lui non aveva potuto fare altro che esserci,per lei.
Era rannicchiata per terra, con le ginocchia al petto.
Lo sguardo rivolto ad una notte senza stelle, dovevano sembrarle tutte così, le notti, da quando non c'era lui.
John si sorprese quasi ad odiarlo.
Si sedette al suo fianco e lasciò che la ragazza si accoccolasse al suo petto, dopodiché cominciò ad accarezzarle i capelli mentre sentiva il suo petto fremere quando veniva a contatto con le calde lacrime di Rose,nonostante fossero bollenti, non facevano che procurargli freddo.
-Mi dispiace,mi dispiace- la sentì sussurrare.
Lui annuì e le disse di non preoccuparsi, ma non era sicuro che quelle scuse fossero rivolte a John Smith.
Probabilmente erano ancora una volta per lui, che sembrava non lasciarli in pace neanche ora che non c'era più.
Era in questi momenti che John si sentiva solo un braccio mozzato, una copia.
Era in questi momenti che il suo fragile cuore umano cominciava a morire, a cedere.
Ed era in questi momenti che sentiva di aver più bisogno di Rose.
Erano ancora stretti l'uno all'altra quando una singola lacrima scese sul suo viso, scivolando tra i capelli di lei.
Ma cosa gli aveva fatto quell'alieno?
Rose lo guardò negli occhi e gli porse la mano.
-Andiamo a dormire-disse.
Lui annuì e insieme si alzarono. La ragazza avvicinò le sue labbra a quelle dell'uomo e lo baciò con trasporto.
Un bacio che sapeva di lacrime, ricordi e promesse non mantenute.
Tornarono nella loro camera mentre John cominciava a spogliarla e lei lo lasciava fare.
Per una volta, era stato lui ad avere bisogno di lei.
Sapeva che era ancora presto per andare avanti, sapeva che era presto per dimenticare.
Ma se c'era qualcosa che aveva acquisito insieme alla capacità di morire, quelli erano i sentimenti.
Avrebbe continuato ad amarla e a soffrire, credendo, sperando che prima o poi il fantasma dell'uomo che era stato li avrebbe lasciati vivere in pace.
Insieme.Perché almeno questo, se lo sarebbero meritato.
E fino ad allora, lui si sarebbe accontentato di stare con Rose e di sperimentare quella gamma di sentimenti che fino ad allora non aveva neanche immaginato. Sofferenza compresa.
Avrebbe continuato ad amarla,anche in notti come quella. Anche in notti senza stelle.



(26/06/2011)

Burn

Burn

Non esiste separazione definitiva fino a quando c'è il ricordo. Isabel Allende, Paula,1995.



Non sapeva da quanto tempo era lì, davanti a quella parte. Potevano essere passati anni, o pochi secondi.
Non lo sapeva e non gli importava.
Passò una mano su quel muro di un bianco accecante che sembrava quasi sbeffeggiarlo e ci poggiò sopra la testa.
Anche se flebile riusciva a percepire la sua presenza dall'altra parte.
Aveva salvato il mondo per l'ennesima volta, eppure non era riuscito a proteggere l'unica persona che per lui era importante.
Restò lì ancora per un pò, dove i suoi cuori erano morti. Di nuovo.
E non sapeva,davvero, di questo passo quanto ancora avrebbe potuto resistere.
Si era fatto una promessa molto tempo prima. Un patto con se stesso.
Aveva giurato che non avrebbe permesso a nessuno di varcare la soglia dell'amicizia.
Nessuno doveva essere importante, tantomeno un'umana, con la sua vita breve.
Ma poi era arrivata Rose. Oh, Rose Tyler, chi si sarebbe mai aspettato che sarebbe diventata così importante?
Era arrivata lei e tutte le sue difese, tutte le sue maschere, erano crollate sotto il tocco gentile di una semplice ragazza.
Si era fatta strada dentro di lui, lentamente, scoprendo il vero Dottore, curando la sua solitudine e cambiandolo in meglio.
Aveva perso il controllo per i suoi sentimenti nei confronti di Rose da così tanto tempo che, adesso, a mente lucida, non riusciva a capire quando avesse intuito che lei aveva decisamente superato il limite, quando era diventata indispensabile.
Ma probabilmente non c'era stato un momento preciso, solo sorrisi,istanti, sguardi d'intesa e tanti, tantissimi abbracci.
E lui era crollato, probabilmente senza neanche il minimo intento di lottare.

Spostò lo sguardo da quel muro e tolse la mano, lasciando un'ultima carezza, gli occhi che pungevano come mai nella sua lunga vita.
Ricacciò indietro le lacrime e tirò su un sorriso finto - a pensarci bene, era più una smorfia-
Si allonanò verso il TARDIS camminando pesantemente con le mani nelle tasche del suo completo gessato.
Le spalle curve, a portare tutto quel dolore con sè, mentre il mondo intero scoppiava di felicità per quella "fortunata e casuale" vittoria.
Decise di riprendere a viaggiare, ma di non dimenticare.
Perché era convinto che, fino a quando lui l'avesse ricordata, ci sarebbe stata sempre la flebile speranza di un ritrovo inaspettato.
E, nel frattempo, avrebbe continuato a sentirla vicina, a sentirla sua.



"Per quanto tempo starai con me?"     "Per sempre"


Eppure, ora come ora, il ricordo di quelle parole non faceva che bruciare intensamente.

(30/06/2011)

Qualcosa di blu



Qualcosa di blu.


Bussò con forza alla porta del TARDIS, ansiosa di vederlo.

-Okay, Dottore. Questa volta ti ho sorpreso, non è vero?-

Lui si sporse dalla cabina telefonica,- quella nuova, vecchia cabina telefonica-vestito con un completo nero e, come sempre il papillon, sorrise.

-Oh,si. Sono del tutto sbalordito.Non me lo sarei aspettato.Fortuna ha voluto che io avessi addosso questi vecchi stracci.- rispose indicando i suoi abiti.
 
Ma i suoi occhi le dissero molto di più.

Nel suo sguardo lesse un caloroso "grazie" che non aveva bisogno di esprimere ad alta voce.

Ma era sempre stato così per loro, no? Gli bastava un'occhiata per capirsi.

Amelia Pond e il suo amico immaginario, il Dottore straccione. Il suo dottore straccione.

Non avrebbe di certo lasciato che una piccola cosa come l'essere cancellato dalla storia lo fermasse.
 
"Salve  a tutti,io  sono l'amico immaginario di Amy" Si avvicinò al tavolo e strinse la mano di suo padre. "Non potevo non venire."
 
 Amy sorrise felice. "Puoi assolutamente, decisamente,baciare la sposa".
 
Il dottore poggiò un dito sulle sue labbra. "Amelia, d'ora in poi lascerò i doveri che riguardano i baci al nuovissimo Mr.Pond!".
 
"No, io non sono Mr. Pond. Non è così che funziona." Rory si accigliò.
 
"Sì,invece."
 
"Sì,invece"
 
"D'accordo, allora. Sposto la mia cabina.Avrete bisogno di spazio." Disse, entrando nel TARDIS.

Poi si girò verso la folla alle sue spalle, ancora totalmente senza parole.

"Sono venuto solo per ballare" aggiunse, con un sorriso sornione.

Fu totalmente orribile. Per quanto fosse una persona fantastica, il Dottore era un pessimo ballerino.

Amy rise guardandolo, mentre Rory la stringeva da dietro.

Per la prima volta Il dottore sembrava felice. Davvero, davvero felice.

Il solito sguardo nei suoi occhi scuri, come se avesse visto secoli di morte e distruzione, incapace di intervenire, era sparito, sostituito da entusiasmo allegria. 

 
Era pazzo, immaturo, geniale e brillante.

Era il Dottore. E Amy non avrebbe potuto chiedere di meglio.

(04/07/2011)

Maschere


Contagiata da Full metal alchemist °-° si vede?


Maschere

Nascondere i propri sentimenti è comune quanto rivelare i propri segreti.
Giovanni Soriano, Finché c'è vita non c'è speranza, 2010

Amy Pond avanzò lentamente nel TARDIS e si sedette sulla poltroncina su cui era solito rilassarsi il Dottore.
Si rese conto, con un sorriso amaro, che la vita era davvero ironica.
Adesso che ci pensava, si accorse di essersi sempre chiesta come fosse il suo volto, oltre le  maschere che portava.
Quale effeto avevano sul suo viso le emozioni come gioia, dolore, amore, dolcezza; cosa poteva esserci al posto di quell'espressione eccitata, o di quel sorriso finto.
Era da quando l'aveva conosciuto che aveva notato questa sua particolarità.
Il Dottore non mostrava mai le sue vere emozioni, le teneva strette a sè, come fossero gioielli preziosi, e le nascondeva al resto del mondo.Perfino a lei,la suaAmy Pond.
Non molti se ne accorgevano, come Rory.
Amy si ritrovò a pensare che invece lui non aveva notato un accidenti.
Anche perché, il Dottore era bravo a far finta di niente. Ma non poteva ingannarla, non lei.
Il primo impatto che si aveva, quando lo si conosceva era di un uomo folle e malato. Poi di un eroe (sempre folle e malato, eh!) Ma c'erano volte, -occasioni speciali- in cui le maschere cadevano e il Dottore compariva per quello che era, senza coperture, senza nascondigli, solo lui.
Erano occasioni rarissime, come quando, con la meraviglia negli occhi, ti parlava del suo pianeta, quasi lo avesse davanti.
Allora, a sentirlo parlare, ti si stringeva lo stomaco. Perché, nella sua voce -così vera, profonda e commossa- capivi quanto avesse sofferto e quanto fosse forte.
Amy si era sempre chiesta come fosse il suo sguardo, i suoi occhi, quando parlava della persona amata -anche se temeva di scoprirlo un giorno rivolto a qualcuno-
Il Dottore agiva con astuzia, riflettendo e calcolando ogni minima azione, ogni risposta, ogni lettera e sopportava tutto, finché era lui a subire.
Ma se qualcuno osava toccare lei o Rory, oh, gli conveniva fuggire.
Le bastava pensare alla sua furia durante la battaglia di Demons Run, lo aveva temuto persino lei!
Amy si trovò a pensare che leggere nei suoi occhi le sarebbe dovuto bastare. E lei si sarebbe accontentata, se solo avesse saputo il prezzo del suo chiedere,   quello che ne sarebbe derivato...
La maschera del Dottore era rimasta intatta, durante tutto quel tempo, qualsiasi cosa facesse, qualsiasi fossero i suoi veri sentimenti, erano nascosti da quello stato di "finta" energia e eccitazione per la prossima meta.
Ed era rimasto così, finché, un giorno, per puro caso, non erano finiti a Londra, nel 2005.
Si erano fermati a comprare delle patatine fritte ed erano andati a sedersi su una delle panchine del parco.
Era stata una richiesta di Amy, quella di andare lì. Voleva passare una serata come faceva sempre da bambina, "stelle e patatine"
Si stese sull'erba insieme al Dottore, che cominciò a dirle il nome di ogni singola luce in cielo. Ascoltò affascinata.
Successe tutto in poco tempo, sentì una fitta al braccio, si voltò di scatto e urlò per il dolore.
Il Dottore non fece in tempo a muoversi che qualcosa di indefinito gli crollò addosso, rovinando a terra.
Una persona,era una persona...una donna per la precisione, bionda.
-Scusi, scusatemi!- cominciò a dire la ragazza.
Il Dottore si massaggiò il collo, poi diede le diedi una mano.
-Oh, non si preoccupi, non ci aveva-si arrestò di colpo.
I suoi occhi si spalancarono, le labbra si mosserò, ma non ne uscì alcun suono, lo vide tremare.
La calma e il sorriso erano sparite dai suoi bei lineamenti per troppo tempo, rispetto ai suoi standard.
Amy era sconcertata, cosa di così tremendo doveva essere successo, per farlo restare in quello stato?
La sconosciuta lo guardò interrogativa, agitando la mano per farlo continuare.
La maschera non rimase giù a lungo, e lui si apprestò a riprendere la recita.
-Notati. Scusi, dobbiamo andare- E, detto questo, afferrò Amy per un braccio, lasciando in quel parchetto una ragazza confusa e una porzione intera di patatine.
Si chiuse la porta del TARDIS alle spalle e si accomodò su una delle poltroncine, lo sguardo di nuovo afflitto, gli occhi lucidi.
In risposta alla domanda insespressa di Amy, cominciò a parlare.
-Il suo nome è Rose Tyler-
Quella sera, seduto sulla poltroncina nella sua cabina blu, il Dottore raccontò ad Amy una storia che gli sembrava così lontana, le parlò di amore, di lotta, di dolore, e...di perdita. Le raccontò tutto, con il cuore in mano, sincero come non era mai stato. Nessuna maschera a coprirlo.
Dal canto suo, Amy ascoltò ogni singola parola, confortandolo, incoraggiandolo e aspettandolo quando ce ne fosse bisogno.
Per tanto tempo, Amy Pond si era chiesta come si manifestassero le emozioni allo stato puro, sul volto del Dottore.
Per tanto tempo, aveva lottato con la curiosità.
Da quel giorno, si chiese se il prezzo che era stato pagato, per tutta quella onestà, non fosse stato terribilmente, orribilmente alto.
Aveva sentito parlare della "legge dello scambio equivalente", una volta.
Dicevano che era quella a far girare il mondo; eppure, in quel caso le sembrava terribilmente ingiusta e sbilanciata.
Se per aver qualcosa, bisogna essere pronti a dare qualcosa del medesimo valore,allora,si chiese mentra accarezzava i capelli dell'alieno stretto al suo fianco :cosa si può dare ad un uomo,dopo avergli tolto la donna che ama?



( 06/08/2011 )

Esprimi un desiderio



Esprimi un desiderio



Camminavano ormai da circa mezzora quando si accorse di avere il fiatone.
Sospirò esausta.
-Dottore, tra quanto arriviamo?-
-Ancora un attimo,Rose.Sii paziente, ti piacerà.-
Okay. Per quanto amasse le sorprese, Rose non potè non irritarsi: era la quinta volta che le rispondeva così! Stava per protestare, anche perché, sotto i soli cocenti d'agosto (si,erano due lì) avrebbe potuto avere un'insolazione, di quel passo, quando il Dottore esultò.
-Ecco!- Gridò facendole prendere un colpo-E' qui!-
Rose si guardò intorno perplessa : il paesaggio era rimasto invariato, l'erba era secca, la terra arida, i soli scottanti.
-Dottore?-lo chiamò,alquanto confusa.
Lui sorrise, come chi la sa lunga.
-Fidati di me,Rose. Ti ho mai delusa?-
E così dicendo, le afferò la mano e guardò l'orologio.
Dopo pochi minuti l'uomo esultò. -Ora!- disse, e le indicò i due soli.
Imporovvisamente calarono entrambi e il cielo si dipinse da azzurro che era ad arancio, poi rosa pallido,giallo,viola,grigio e infine blu,blu intenso.
Una scia di colori si alternava velocemente sotto lo sguardo ammaliato di Rose.
Restarono così ancora per pochi attimi, poi, all'improvviso la ragazza notò che piccoli puntini cominciavano a comparire nel cielo e guardò interrogativa il Dottore.
-Sono stelle,Rose- disse lui -Benvenuta al San Lorenzo di questo pianeta-
Il Dottore si ritenne totalmente soddisfatto solo quando potè leggere pura meraviglia nei suoi occhi.
Amava vederla preda di quell'emozione.
Ormai aveva visto tutto l'universo nei suoi novecentoepassa anni,eppure, condividerlo con Rose,vedere tutto attraverso i suoi occhi, gli faceva provare una gioia indefinita, come se fosse la prima volta anche per lui.
Impressionante quante cose riuscisse a trasmettergli quella semplice umana.
Si stesero sull'erba usando il suo cappotto come cuscino,Rose si accoccolò a lui.
-Guarda!- urlò - Una stella cadente!-
Le sorrise. -Esprimi un desiderio-
Rose parve riflettere, poi scosse la testa.
-No, io ho tutto ciò che desidero- continuò.
L'alieno la guardò, effettivamente avere la possibilità di andare ovunque volesse, quando volesse, muoversi nel tempo e nello spazio tramite una cabina telefonica più grande all'interno, non era roba da poco.
Poi Rose parlò.
-Io ho te- disse, nascondendo il rossore delle sue guance nel buio della notte.
Il Dottore rimase letteralmente spiazzato.
Si sarebbe aspettato qualsiasi risposta, ma non quella. Davvero era diventato così importante per lei?
Rose Tyler, che avea un'astronave capace di viaggiare nel tempo e nello spazio, che aveva tutto l'universo a sua disposizione, desiderava solo continuare a stare con lui?
-E tu,Dottore?Cosa desideri?-Chiese lei, spezzando il silenzio,non senza un pò di timore.
Lui guardò di nuovo gli occhi che erano riusciti a entrargli dentro, a trasmettergli tanto e,per una sola volta nella sua lunga vita, il Dottore decise di concedersi un piccolo gesto egoistico, un solo desiderio impossibile.
-Io desidero che questo momento non finisca mai, che sia per sia per sempre.-
Disse quella sera, sotto le stelle, stretto a Rose Tyler,semplice umana, che era riuscita a rubargli il cuore.
-Per sempre- ripetè lei.


(13/08/2011)

Fantasma del futuro


X

Fantasma del futuro

I ricordi ci dicono con sincerità quanta strada abbiamo fatto e come. Se c'è troppa nostalgia allora forse i nuovi ricordi non hanno sostituito i vecchi per intensità.



Va spesso a trovarla, camminando e salutando sconosciuti in una strada in cui non sarebbe mai dovuto essere.
Le parla, come un bambino le ricorda che "I papillon sono cool" e le racconta strane storie di mondi lontani.
"Io sono il Dottore", le dice. "Io odio i dottori" gli risponde lei, ma lui dice che è "Un dottore diverso da quelli comuni,è speciale", e lei gli crede.
Passano parecchio tempo insieme, lui le parla di altri pianeti, luoghi sconosciuti, alieni e magie e lei vede la tristezza crescere nei suoi occhi. Gli prende una mano quando se ne accorge. 
Fa sorridere la sua manina piccola (da bambina) che afferra quella di un uomo grande e grosso per consolarlo.
Eppure lei lo fa, perché è una bambina speciale e lui lo sa, lo ha sempre saputo.
Le dice di essere davvero impressionante, e lei non può non essere d'accordo.
"Chissà" dice un giorno, "Magari anche io prima o poi visiterò uno degli strani posti di cui parli, anche se mi sembra improbabile"
Il Dottore sorride quando la sente.
"Beh, sai. Non bisogna fidarsi delle probabilità.Forse un giorno ti capiterà di incontrare un uomo speciale, un alieno, che ti porterà in giro nell'universo con la sua astronave"
La bimba ride. "Certo, come no e magari la sua astronave viaggerà anche nel tempo." risponde sarcastica.
"Già." annuisce lui, "Sarebbe assurdo"
"Io  ti sposerò", gli dice una volta, mentre passeggiano al ritorno da scuola.
Ma il Dottore non sorride.
"Io ci sarò sempre per te" dice "Anche se diverso.Ci sarò sempre"
Lei giura che lo riconoscerebbe ovunque e sorride, i suoi denti magnificamente storti escono fuori in un modo che lo lascia sempre deliziato, e non può non ricambiare.
E' come un fantasma del futuro, nel suo passato.
Compare spesso e occupa il suo tempo con chiacchiere e giochi.
"In questo modo modifichi il suo flusso temporale, potresti sconvolgere la storia" Avrebbe detto lui stesso a qualcun altro se si fosse comportato come fa lui ora, tempo prima.
Eppure, adesso non gli importa più di tanto.
Ha deciso che sarà una presenza costante nella sua vita, finché non sarà abbastanza grande da ricordare.
Allora la lascerà in pace, quando per lei dovrà iniziare tutto.
Perché ha imparato a vivere solo di questi brevi incontri, lui.
Riesce a leggere nei suoi occhi lo sguardo di quella che un giorno sarà la donna che lo ha fatto innamorare.
Riesce a vedere nel viso della bambina la forza della donna.
E non può fare a meno di tornare ogni giorno lì e raccontarle quello che per lui è stato, ma che per lei dovrà ancora essere.
"Questo è un addio?", gli chiede un giorno la bambina ,cresciuta, dopo averlo salutato.
Il Dottore sorride tra sè.
"Rose Tyler," dice, girato di spalle, mentre una singola lacrima scende sul suo volto. "Il nostro non sarà mai un addio"
E la ragazzina non può che augurarsi che quell'uomo strano abbia ragione, mentre lo vede sparire tra la folla di Londra.
(16/08/2011)

She was


X

She was
 
 
Ricordi sbocciavan le viole, 
con le nostre parole. 
"Non ci lasceremo mai, mai e poi mai", 
 
Vorrei dirti ora le stesse cose. 
Ma come fan presto, amore, ad appassire le rose, 
Così per noi. 
[Fabrizio De Andrè. Canzone dell'amore perduto]
 
 
 
 
-E...com'era lei? Eh, Dottore? Com'era Rose?-
Il Dottore guardò la testolina rossa al suo fianco e rifletté, accarezzandole la spalla.
Seguì un momento di silenzio, cosa avrebbe dovuto dirle?
 
Avrebbe potuto dire che era allegra, si.
Era decisamente la persona più allegra che avesse mai visto, o forse era il modo in cui rendeva allegro lui, quando la guardava.
Il modo in cui quel suo sorriso timido, quel suo modo di far sporgere la lingua tra i denti, gli scaldava il cuore in una maniera decisamente unica.
 
Avrebbe potuto dirle di come, quando era con lei, qualsiasi cosa facesse,provava sempre quella sensazione di benessere che ora tanto gli mancava.
Di come si sentiva da nomade, da senzapatria quale era, finalmente al posto giusto.
Casa, Rose Tyler era diventata la sua casa.
 
Le avrebbe raccontato di come quando era con lei, quando l'abbracciava,qualcosa dentro di lui iniziava a gonfiarsi - l'amore, o la felicità, o euforia, o semplicemente i pezzi del loro piccolo mondo finalmente al suo posto-
E amava quella sensazione di completezza.
 
Lei era coraggiosa, questo poteva dirlo.
Era pronta a tutto per il "suo Dottore" Lo diceva così, come se fosse normale.
"Il mio Dottore", diceva, lo faceva così spesso che, senza accorgersene, lui lo era diventato davvero.
Era diventato davvero, davvero, suo.
 
Gli aveva scavato dentro, era arrivata ben più in profondo di quanto nessuno avesse mai osato.
Aveva trovato un posto, nei suoi cuori, nella sua anima, dentro di lui e vi si era stabilita.
Ed ora che se ne era andata era rimasto quel grosso buco vuoto invece di lei.
 
Le avrebbe dovuto raccontare di come, quel giorno, quando le aveva chiesto quanto sarebbe rimasta con lui, gli aveva afferrato la mano e con quegli occhi, quello sguardo che abbatteva qualsiasi cosa incontrasse, glielo aveva detto. Seria, decisa, "per sempre", aveva detto.
E lui le aveva creduto, sentendosi rinascere. Aveva creduto a quel desiderio impossibile.
Senza accorgersene erano diventati una cosa sola, un "noi" unico e bellissimo.
 
Avrebbe avuto il coraggio di raccontarle del modo brusco in cui erano stati divisi?
Avrebbe potuto parlarle del loro addio feroce, veloce, devastante?
Oppure, avrebbe dovuto dirle della sua codardia?Di quel "ti amo" a cui credeva, che le aveva però negato?
Le avrebbe detto di come, stupidamente, lasciava sempre un posto vuoto al suo fianco, come se la aspettasse ancora, come se potesse tornare da un momento all'altro. Che non aveva mai toccato la sua stanza, l'aveva lasciata così come l'ultimo giorno in cui lei c'era stata, nel flebile desiderio impossibile di vederla tornare.
 
Ogni volta che la portava in un nuovo posto, lei correva ad aprire le porte del TARDIS e guardava, senza parole.
-E' meraviglioso-, diceva, osservando qualsiasi panorama.
E quando lo diceva, quando quell'espressione di pura gioia le si dipingeva sul volto, facendole spalancare gli occhi, facendole mordere le labbra e sorridere così tanto, lui annuiva guardandola affascinato.
-Si, lo è.-, diceva -E' davvero meraviglioso-
L'avrebbe portata ovunque, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vederla sorridere così.
 
-Allora?-
Una mano gli scosse la spalla e lui la guardò.
Sospirò, aggiustandosi il cravattino già dritto.
-Era...diversa,più forte di me, Pond.E lei c'era sempre- Disse, sentendo più che mai il vuoto che quella semplice umana aveva lasciato dentro di lui.
Incolmabile.

( 29/08/2011)

E' sempre per Rose



E' sempre per Rose


Lo trovò così , quella mattina.
Era appoggiato ad una delle grandi colonne di corallo, girato di schiena, le gambe distese, le spalle curvate in avanti.
-Oi! Spaceman!- urlò, incapace di vederlo così.-Dove andiamo oggi?-
Il Dottore sembrò risvegliarsi sentendo la  sua voce, e si voltò verso di lei.
Fu in quel momento che Donna se ne accorse.
Lui non stava sorridendo, o saltellando, o dicendo qualcosa - qualsiasi cosa- alla velocità della luce.
Forse furono i suoi occhi- vuoti, opachi, stanchi- a farle prendere quella decisione. Attraverso di loro, riusciva a vedere tutti i novecento anni del Dottore, tutta la sofferenza.Distolse lo sguardo.
Forse fu il suo viso- più magro del solito- sembrava un fantasma, con le labbra serrate, quasi come se aprirle significasse morire.
Fatto sta, che Donna si ritrovò a pensare che quell'uomo riusciva ad essere forte per l'intero universo, eppure, con molte probabilità, nessuno era mai stato forte per lui.
-E' ancora per Rose?- chiese con calma, avvicinandosi.
Il Dottore rise, una risata che sapeva di scherno.Poi la guardò, più nessuna traccia di un sorriso.
-E' sempre per Rose- rispose sinceramente, la gola stretta e gli occhi lucidi.
Donna sospirò, e sarebbe stato sempre per Rose.
Gli accarezzò il viso con una mano, percorrendo la lunghezza dello zigomo, poi lo attirò  sè.
Lui si strinse nell abbraccio, poggiando la testa nell'incavo del suo collo e lei gli poggiò un bacio sulla tempia.
Non era giusto che un uomo magnifico come il Dottore, il suo Alienboy, dovesse soffrire così tanto.
Rimasero così ancora un pò, stretti l'uno all'altra, senza dire niente. Perché Donna sapeva, ed era proprio quello di cui lui aveva bisogno: qualcuno che non facesse domande, che gli fosse vicino e basta, che fosse forte per lui. -Solo per questa volta.Solo per un pò-
-Andiamo, Spaceman- disse dopo poco,a bassa voce -Ti preparo un thè-
Lui annuì e la seguì docilmente.
Fu in quel momento, in quel giorno qualsiasi a bordo del TARDIS, che Donna Noble prese una decisione.
Sarebbe stata lei. Sarebbe stata il suo appoggio, la sua migliore amica, il suo modo di sfogarsi, sarebbe stata sempre lì.
Se lui poteva essere forte per tutto l'universo, allora, lei sarebbe stata forte per lui.
Per sempre.


(13/09/11)

Scelte

La mia preferita in assoluto. Il mio fiore all'occhiello. Non so perché. BOH.


Scelte


"Non esiste il destino. Ci sono solo scelte da fare. Alcune scelte sono facili, altre no. E sono quelle che contano davvero, quelle che fanno di noi delle persone."

Ha sempre amato gli esseri umani, fin da giovane.
Curiosi, intraprendenti, folli, coraggiosi, magnifici esseri umani.
Quanti di loro sono saliti con lui sul TARDIS? Quanti hanno lasciato che lui gli mostrasse tutto l'universo?
Oh, non potrebbe mai contarli. Sono stati così tanti.
Uomini, donne, ragazzini e anziani.
Simpatici, coraggiosi, codardi, lottatori, Inglesi, Americani, biondi, rossi ( invidiandoli), alti, bassi e così via.
Ma sempre, ogni volta, unici ed eccezionali.
Ha preferito la loro compagnia a quella dei signori del tempo tantissime volte.
Gli ha mostrato stelle, pianeti, alieni, il tardis; adora vedere i loro visi illuminati dalla curiosità e dalla meraviglia.
Forse è proprio per questo che li preferiva ai suoi simili : un signore del tempo non si sorprende mai, conosce tutto.
Mentre quegli esseri umani, insignificanti ed ignari, eppure, talmente eccezionali, riescono sempre a lasciarlo senza parole.
Purtroppo, però,  il Dottore ha dovuto imparare a sue spese che questa non è l'unica differenza tra signori del tempo ed umani.
Loro sono fragili, delicati. "Di scarsa qualità", direbbe, se avesse voglia di scherzare.
Ma non può farlo adesso. Proprio non può.
Gli viene da pensare a tutte le persone che sono state con lui, almeno nelle ultime tre rigenerazioni.
Gli tremano le mani quando si rende conto che ognuno di loro ha pagato un prezzo decisamente troppo alto per vedere le stelle.

Si ritrova a pensare a Rose, la sua unica amica dopo troppo tempo. Lei lo ha salvato, senza ombra di dubbio.
Sono stati bene, benissimo insieme...ma poi?
E' rimasta bloccata, ha lottato, sudato e scavalcato dimensioni solo per rivederlo.
E lui non è riuscito neanche a dirle che l'amava. E lo faceva davvero.
 Poi ci sarebbe Jack, che abbandona ogni volta, che ha reso immortale.
Jack, che semplicemente non può fermarsi, è costretto ad andare avanti, sempre.

Martha, che lo amava in silenzio. Che lui non vedeva, troppo accecato da Rose.
Martha, a cui ha spezzato il cuore e quasi distrutto la famiglia.
Donna, che singhiozzava al buio, pregandolo di non farle dimenticare.
Donna, che piuttosto che vivere senza memoria, avrebbe preferito morire con quei magnifici ricordi.
Donna, che adesso si sveglia nel cuore della notte, sognando api giganti ed eruzioni, e un uomo di cui non ricorda il nome.
Donna, che spera solo che chiunque di così importante abbia dimenticato, non abbia fatto altrettanto con lei.
River stessa, la cui vita aveva rovinato ancora prima che nascesse.
Lei che lo ama follemente e lui, che, ogni volta, non può fare altro che guardarla negli occhi e vedere una sconosciuta.
E poi ci sono  stati loro.
I Pond.Gli unici compagni di questa sua undicesima rigenerazione.
I Pond, che sono diventati quello che credeva di non poter avere mai più dopo la distruzione di Gallifrey, la sua famiglia.
Eppure, quante cose hanno dovuto sopportare?
Rory è morto per colpa sua. ( Parecchie volte, anche)
Amy lo ha aspettato, e lo fa ancora.
Gli ha tolto una figlia, impedendogli così di crescerla ed amarla.
Li ha esposti a continui pericoli, facendogli rischiare la vita più volte.
I Pond, che lo seguirebbero  ovunque.
Non può continuare a fare questo.
Non può continuare a fargli questo.

Il Dottore sa che non potrebbero mai scendere dal TARDIS di propria iniziativa.
Non potrebbero mai decidere di rinunciare a tutto il tempo e lo spazio da soli, perciò li accompagna sulla terra.
Gli mostra una casa, la macchina che Rory ha sempre sognato. "Per voi", dice.
E spera di riuscire ad andarsene così, ma non può. Perché Amy capisce, come sempre.
Pazza, impossibile Amy Pond. Oh, gli mancherà.
E' giusto così, eppure, Amelia riesce a stupirlo ancora una volta. Perché lei capisce e lo accetta.
-Prenditi cura di te- dice, e i suoi occhi si inumidiscono.
Il Dottore sospira. "Io sto sempre bene", vorrebbe dire.Ma non può, semplicemente non può dirlo perché, accidenti, adesso non sta bene per niente.
-Prenditi cura di lui- dice, allora. Indicando Rory con la testa.
Una strana sensazione gli fa stringere lo stomaco, quando Amy lo abbraccia e gli da un bacio sulla fronte.
La guarda un'ultima volta, riempendo gli occhi di lei, del suo sorriso, delle sue lacrime e del profumo dei suoi capelli.
Poi, avviandosi verso il TARDIS, capisce.
Non è niente di nuovo per lui. Quello che prova, quella strana malinconia che sente quando entra.
E' rimasto da solo. Di nuovo. E lui odia le repliche.
Amy Williams guarda il TARDIS sparire lentamente e sospira. Dovrà spiegare tutto questo a Rory, dopo.
Sente le lacrime scendere sul viso, senza preoccuparsene. Sa di aver fatto la scelta giusta, ma fa male lo stesso.
Il Dottore è andato via e , questa volta, Amelia ha la terribile certezza che aspettare non servirà a niente.
Il TARDIS è sparito, ormai. E lei sa che, insieme all'uomo pazzo con la cabina, è partita anche Amelia Pond, la ragazzina scozzese con il nome da favola.
E non tornerà nessuno dei due, mai più.
-Che cos'è successo?- Chiede Rory, poco dopo. - Cosa sta facendo?-
Un'altra lacrima scivola dalle sue ciglia e lei inspira piano.
-Ci sta salvando-, dice. E sa che lui lo sta facendo davvero.


Il Dottore ha fatto delle scelte difficili per  tante persone, tante volte.
Come quando ha cancellato la memoria di Donna, o quando ha lasciato Rose su quella spiaggia con l'altro se stesso, o ancora, quando ha distrutto Gallifrey.
 E' dura farlo, ma sa che l'alternativa sarebbe davvero peggiore.
Questi uomini, queste piccole creature fragili, si bruciano sotto il peso di tutte le loro scelte.
La loro disperazione, la loro colpa, il loro dolore,il  desiderio di dolore, li schiaccia completamente.
 Ha visto cadere così in tanti in quel modo, li ha guardati annegare con cuore il spezzato, o morire a causa sua.Mai più, ha deciso.
Il Dottore fa la scelta più crudele.Lui li ama tutti, troppo, troppo profondamente e fa tutte le scelte più crudeli perché sa che loro si spezzano sotto il loro peso.
 Sa che si rompono e muoiono, e non può sopportare di guardare, sapendo che sarebbe colpa sua.
Anche se lo odiano per questo, non può stare a guardare mentre si sgretolano.
Così fa la scelta più dura,e si  spezza per loro, invece.

(24/09/11)

Togheter

Linkato
Avviso: Sappiate che le citazioni non sono proprio precise, perché non avevo voglia di rivedere la puntata. Ma, più o meno,il senso è quello.



Togheter


L'amore è anche imparare a rinunciare all'altro, a saper dire addio senza lasciare che i tuoi sentimenti ostacolino ciò che probabilmente sarà la cosa migliore per coloro che amiamo.
Sergio Bambarén, Il delfino, 1995


Espirò pesantemente, sentendo un forte bruciore partire dal petto e raggiungere il resto del corpo.
Aveva difficoltà a camminare e, ormai, sapeva che non avrebbe potuto resistere a lungo.
Strinse i denti, perché aveva bisogno di farlo. Aveva bisogno di vederla, di essere egoista, per una volta.
Cadde sulla neve, stanco, distrutto. Un ulteriore fitta lo fece tremare e quasi urlò.
No, si disse. Doveva alzarsi e andare da lei.
A tentoni raggiunse un muro e, aggrappato a quello, riuscì finalmente a scorgere la sua casa.
Freddi fiocchi di neve scivolarono sul suo viso, come se anche loro volessero confortarlo, sfiorandolo.
Furono le voci di due donne ad attirare la sua attenzione.
Si voltò a guardare e giurò a se stesso che avrebbe fatto soltanto quello; ma lei era lì, ed era bellissima in quella fredda notte di capodanno. Come avrebbe potuto resistere?
Aveva bisogno di abbracciarla, di sentirla intorno a lui, di sentire le sue mani nei capelli.
Aveva bisogno che gli dicesse "Okay, va tutto bene, tranquillo", anche se sapeva che non andava per niente bene.
Un'altra forte fitta lo costrinse ad aggrapparsi al muro e a gemere, attirando l'attenzione della ragazza.
-Hei, amico. Va tutto bene?- chiese,con le guance arrossate e un grande sorriso spensierato.
Sapeva che non sarebbe mai dovuto essere lì, sapeva quanto fosse sbagliato, eppure, non riusciva a pensare ad un modo migliore di andarsene, se non come era arrivato. Insieme a lei.
Sorrise, allora, a quella Rose Tyler che sarebbe stata la sua amica, la donna che avrebbe amato, il difensore della Terra, la sua salvatrice, la sua Rose.
-Tutto okay, si- ,Disse mentre sentiva il suo corpo urlare per il dolore.
-Qualche bicchiere di troppo?- Chiese, senza smettere di sorridere. Ancora non sapeva, era così giovane.
-Già-, rispose, trattenendosi dal gemere di nuovo,quando una nuova fitta lo travolse, -Qualcosa del genere-
Gli era mancata davvero tanto.La ragazza si voltò, lanciandogli un ultimo sorriso spensierato.
-Beh, buon anno nuovo!- continuò lei, cominciando ad allontanarsi.
"Non ancora", si disse. Aveva bisogno di lei, questo corpo, questa decima rigenerazione così umana, aveva bisogno di morire tra le sue braccia.
-In che anno siamo?- chiese, nel disperato tentativo di fermarla.
-Cavolo, quanto hai bevuto?- Disse lei, tornando sui suoi passi.
-Beh...-
-Duemilacinque, primo gennaio-  Rispose, bella come non era mai stata.
E il Dottore annuì, sentendo una fitta  stringergli lo stomaco in un dolore che, ne era certo, non aveva niente a che fare con la rigenerazione. L'anno in cui si sarebbero incontrati.
-Sai, penso che per te sarà un anno davvero fantastico- concluse allora, trattenendosi a stento dal correrle incontro e stringerla a sè.
Non lo fece, come promesso, si limitò ad osservarla e riempire gli occhi di lei. Voleva che fosse l'ultima e la prima cosa vista da questo decimo corpo.
E, allora, inspirò il suo profumo; memorizzò il suo viso sorridente; si beò del dolce calore che il suo corpo emanava accanto al suo, un'ultima volta.
La ragazza annuì, stavolta incerta, e si diresse verso casa stretta nel suo cappotto scuro.
Aprì il cancello, salì le scale, e sparì dalla sua vista.
Rose Tyler se ne andò via, e lo lasciò da solo. Di nuovo.

Un dolore lancinante lo fece scivolare a terra ancora una volta.
Sospirò stancamente, strisciando ed inciampando nella neve, in quella fredda notte di capodanno.
Disperatamente, si trascinò nel suo ultimo viaggio.
Ormai mancava pochissimo, poteva sentirlo, i suoi cuori battevano follemente e il suo corpo tremava.

Canteremo per te, Dottore. L'universo canterà per il tuo sogno.

Esausto, arrivò fino al TARDIS, non avrebbe più potuto trattenere la rigenerazione.
Ma, almeno, era riuscito a vedere lei. Anche se non era proprio lei, anche se ancora non lo conosceva.
Il Dottore aveva potuto riconoscere in quegli occhi la determinazione della donna che amava.
La determinazione di Rose Tyler, difensore della Terra.
Il Dottore avrebbe lasciato questo corpo dopo il loro vero primo ed ultimo incontro.

La canzone sta finendo, ma la storia, non finisce mai.

Entrò nella  TARDIS, l'unica  costante compagna della sua vita.
Lanciò il cappotto sul pavimento. Il dolore era forte e la solita luce dorata cominciava ad allargarsi su tutto il suo corpo.
Provò a non concentrarsi su quello, voleva solo pensare a Rose, ai loro viaggi, alla loro perfetta vita insieme.
Voleva pensare a Donna, a Martha, a Jack, a tutti i magnifici momenti che avevano vissuto.
Eppure, non potè non accorgersi dell'angoscia e della paura che avevano preso possesso del suo corpo.
Non voleva cambiare.
-Non voglio andare- sussurrò piano, mentre la luce diventava accecante e il dolore lo costringeva a chiudere gli occhi.
Il suo ultimo pensiero coerente, fu proprio quel "ti amo" che non era mai riuscito a regalarle, poi la luce lo travolse.
Quel giorno, solo e circondato da rabbia e paura, il Dottore si rigenerò per la decima volta;
come unico conforto, il pensiero che, da qualche parte, in qualche punto del tempo,uno strano alieno dalle enormi orecchie, con un particolare accento nordico e una comessa bionda dal sorriso enorme, stavano per vivere la più grande delle avventure.
Da qualche parte nel tempo e nello spazio, Rose Tyler e il Dottore erano insieme, entrambi felici come non erano mai stati.


(02/10/11)

Hands



Hands



Mani.
Adesso che ci pensa, sembra ovvio.
Sono sempre state loro, è sempre stato a causa loro, del modo in cui lei le muoveva.
Si era spesso chiesto, tempo prima, cosa amasse di lei; perché ne fosse così dipendente.
Soltanto ora, si rende conto di aver sempre avuto la risposta avanti, di aver sempre saputo.
Erano le sue mani.

Sottili,  candide, calde, forti nella loro debolezza; proprio come lei.
Amava stringerle, amava la sensazione che provava ogni qualvolta le toccava.
Quel calore, quella gioia, come se solo unite le loro mani riuscissero a completarsi.
Come se si fossero cercate per così tanto tempo...e sembrava semplicemente giusto.
Il vecchio uomo folle e la ex commessa bionda.Ed erano felici, a modo loro, quando le loro dita si sfioravano, accarezzavano, rassicuravano.
Mani che s’intrecciavano, mani che si cercavano, mani che s’incontravano e si stringevano, mani calde e dolci.
Erano mani coraggiose, le sue.Mani che guarivano il dolore, che tremavano di amore.
Era solo giusto, il modo in cui le loro si stringevano e si appartenevano.
Ormai conoscevano a memoria ogni segno, ogni callo, ogni graffio.
Avevano affrontato cose terribili insieme, eppure, ogni volta, per quanto difficile fosse, bastava che le loro dita s'intrecciassero, e già tutto sembrava meno buio.
Allora, a lui veniva in mente chissà quale soluzione brillante e lei sorrideva, ancora con le mani strette. E poi, a quel punto, si sa, si correva insieme.
E' per questo che adesso si sente così vuoto. E' per questo che si sente inutile.

-Dottore??!!- Le grida di Amy lo riscuotono dai suo ragionamenti. Lei è vicina, ma la sua voce sembra ovattata, distante.
Irrompe nella sala della consolle ancora urlando parole a lui comprensibili solo a tratti, finché gli si ferma di fronte.
-Tutto okay?- Chiede, preoccupata.
Per un singolo ed egoistico istante, il Dottore è tentato di rispondere che no, non è tutto okay. Che non è okay per niente.Che sta male.Che questa non è più la dimensione giusta, senza di lei. Che il TARDIS non è più casa da quando se n'è andata.
Poi il momento passa, e il Dottore si riscuote. E, suo malgrado, torna alla realtà. [Che è più dura, se lei non c'è]
-Certo, Pond.- Dice,- Io sto sempre bene- Poi sorride in modo convincente.
Amy annuisce e riprende a parlare a raffica, il Dottore, con dispiacere, si ritrova a pensare che lei se ne sarebbe accorta.
-Dottore?! Ma mi stai ascoltando?- sbuffa poco dopo Amy.
-Si, Pond- Risponde e stavolta cerca di concentrarsi sul serio su quello che dice- Andiamo!-

Si avvia verso il corridoio del TARDIS senza sapere neanche cosa deve fare e qual è il problema di cui si lamenta Amelia stavolta.
La ragazza lo segue, sicura come sempre che lui troverà un'altra geniale soluzione; perché è il Dottore, l'uomo con le risposte!
Lui sospira, si aggiusta il farfallino e, guardandole, si rende conto che le sue mani, adesso che lei non c'è, sono vuote e fredde.
Non ci sarà nessuno a stringerle e completarle, stavolta.
Così, con una strana tristezza, il Dottore infila le sue inutili mani nelle tasche, non trovando un'alternativa migliore.
E comincia a riflettere su una brillante soluzione. [Che non potrà essere poi così brillante, ora che non ci sono lei e le sue calde mani intrecciate alle sue]

( 09/10/2011 )

The first Christmas.

Oh, Doc

Questa va a  Thiliol, my Dear, spero di rifarmi così dopo tutta la tristezza che vi ho rifilato!





The first Christmas.









Per cominciare, il Dottore ha un piano.
Un piano decisamente geniale. Se fosse in una situazione "normale", adesso correrebbe da Rose a farsi dare un abbraccio di ricompensa, ma non può, siccome è lei la destinataria della "sorpresa" e sarebbe molto stupido informarla.
Perciò, con lo stesso sguardo intelligente, si da un abbraccio da solo.
Prepara tutto velocemente e, con un pò di difficoltà, riesce a sbattere fuori casa quella pazza di Jackie e il resto della famiglia.
Sa bene che Rose, da quando sono tornati, non è più la stessa. Certo, sorride, scherza, lo abbraccia, ma c'è sempre una sottile tristezza nel suo sguardo. E' invisibile agli altri, ma non riesce ad ingannare lui. Insomma, dopotutto è ancora il Dottore, no?
La neve ha ricoperto completamente Londra, il freddo e l'aria natalizia hanno riempito l'aria. Freddo. Davvero, queste nuove sensazioni sono proprio strane.
Certo, anche prima gli capitava di avere i brividi, ma quest0 gelo è tutt'altro. E' faticoso essere umano.

Quando Rose torna a casa, l'accoglie col suo sorriso migliore ed un cappello da babbo natale.
Lei ride.
  «Che cavolo fai?»
Lui muove la testa in un gesto solenne, che gli fa scivolare il cappello sul naso.
 «Festeggio il Natale, ti porto fuori.
»
Il suo sorriso stupito è la cosa più bella che abbia mai visto.




***




Ritrovare quella strada in questo "nuovo" mondo è stato abbastanza difficile.
Il vecchio Dottore aveva detto che erano molto simili, le due dimensioni. Beh, si sbagliava.
Le strade hanno nomi diversi e non sempre sono le stesse. E' proprio per questo che, quando lui la porta verso quel luogo, non lo riconosce ancora.
Poi arrivano e ferma l'auto in una stradina di periferia, la fa scendere.

 «Seguimi»
E, ancora con qualche dubbio, lei lo fa. (Il Dottore si ritrova a pensare, con dispiacere, che un tempo non avrebbe avuto nessuna esitazione)
Ma lo segue, comunque, fino al centro di una strada alquanto familiare.

Lui si avvicina e sorride.

 «Il primo Natale che abbiamo passato insieme, con questo corpo, ricordi?
» Lei annuisce e lui contininua,  « Avevamo appena sconfitto i sycorax.»
Rose sorride,  «Con pigiama, vestaglia e un mandarino », aggiunge.
 «Già
», Il Dottore la guarda, e lei capisce che non è più il momento di scherzare.
 «Quella sera, ti ho preso la mano e ti ho chiesto se volevi stare ancora con me. E tu l'hai afferrata con sicurezza, perché ero ancora il tuo Dottore. Quella è stata la prima volta che hai accettato questo corpo. Non sei fuggita, non mi hai ripudiato, no, non tu. Non Rose Tyler.
»
Le afferra di nuovo la mano, come a ribadire quello che sta dicendo.
 «Adesso è ancora una volta il nostro primo Natale. Ed io sono cambiato di nuovo. Lo so che è difficile, ma questa volta sono qui per te. Non me ne andrò, resterò lo stesso e sarò al tuo fianco.»
Fa una piccola pausa e la vede versare le poche lacrime che lo sono rimaste.
Le accarezza il viso e sorride. 
 «Che ne dici, Rose? Ti va di stare ancora con me?»
La ragazza sorride e il Dottore è sicuro di vedere distintamente, nei suoi occhi, ancora una volta, la certezza di essere accanto al suo Dottore.
Si allunga in punta di piedi e, per la seconda volta da quando sono insieme, lo bacia.
Lo fa semplicemente, dolcemente, allungando le braccia sul suo collo, mentre le sue le circondano la vita.
Quando si allontanano lo fanno di poco, restii dal mettere troppa distanza tra loro.
Il Dottore le afferra la mano e, guardandola negli occhi, vede distintamente quel rimasuglio di tristezza svanire definitivamente.
Avvicinandosi di nuovo alle sue labbra sorridenti, quasi come se fossero una calamita e lui fosse fatto completamente di ferro, le sussurra piano 
 «Buon Natale, Rose»
Più tardi, si ritrova a pensare che si, il piano ha funzionato alla grande.

(
23/12/11 )