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sabato 7 luglio 2012

Passione

EVVIVA IL JISBON! Sono qua


Nel suo lavoro,Lisbon ci metteva passione.Lui l'aveva capito sin dal primo giorno in cui l'aveva conosciuta e da allora molti altri eventi glielo avevano confermato.Ogni vittima che salvava,ogni colpevole che puniva,ogni caso che chiudeva,sembravano darle l'ennesima spinta,l'ennesima forza per lottare ancora.
E ammirava questo suo lato forte e caparbio,ma anche dolce ed unico.
Si,Teresa Lisbon era unica.Se poi era innamorato di lei era tutta un'altra cosa.
Riflettendo,si era incantato a fissarla.
-Come mai così silenzioso?-gli chiese infatti poco dopo lei,che era dolcemente arrossita.
Si alzò sorridendo.
-Sai che sei davvero carina quando arrossisci?-
Lei lo fissò interdetta.
-Jane!-urlò però poco dopo.
Patrick sorrise uscendo dalla porta di corsa,giusto in tempo per schivare il fermacarte che gli era stato lanciato dietro.
Ok...forse era innamorato di Teresa Lisbon.



(30/12/2010)

A team

Quanto ho riso scrivendo sta cosa xD


A team.


Lisbon si mordicchiò le labbra con nervosismo,prese un bel respiro ed entrò nella sala.
Tutta quell'ansia era giustificata,era l'agente speciale più giovane di tutto il dipartimento,molto probabilmente.
Ora le era stato affidato un team da Minelli.
Il punto era...sarebbe stata in grado di portare a termine l'arduo compito?Non lo sapeva.
Nella sala d'aspetto erano ammucchiate diverse persone.
Strinse gli occhi e provò a cercare con lo sguardo quelli che di lì a poco sarebbero diventati i suoi colleghi.
La stanza era gremita di persone,davanti a lei c'era un uomo di quarant'anni circa,indossava un lungo cappotto scuro e degli occhiali alla matrix,al suo fianco c'era una ragazza sui trent'anni.Si muoveva euforica sulla sedia,al ché si chiese che diavolo aveva da essere tanto contenta alle 8:30 del mattino...affianco all'allegra fanciulla,si ergeva un grosso uomo.
Lui,si guardava intorno intimorito e sembrava aver vergogna anche solo di spiccicare parola.Mangiava delle patatine ad una velocità esorbitante.
Al lato opposto c'era una donna,le cui gambe la superavano di altezza.Per non parlare del seno,sembrava averlo al posto delle tonsille,le labbra carnose erano piene di rossetto.NO,decisamente Teresa sperava che lei non fosse compresa nel suo team.
Vicino alla donna c'era un uomo,un orientale.
Aveva in mano un libro di William Shakespeare e sembrava completamente assorto nella lettura.Aveva i capelli cortissimi,corvini.Degli occhi penetranti e scuri,il fisico asciutto. Lui si,sperava fosse nella squadra.
-
Effettivamente non è niente male il tipo.Ha davvero un bell'aspetto-disse una voce al suo fianco.
Teresa lo guardò perplessa.
-Scusi?-
Un sorriso sornione si allargò sul viso dell'uomo al suo fianco che chissà come diavolo aveva fatto ad indovinare i suoi pensieri.
-Salve,sono Patrick Jane.-continuò imperterrito lui,con ancora quello sfacciato sorriso,porgendole la mano.La strinse.
-Teresa Lisbon e davvero non so di cosa parlava prima-
-Oh...mi creda lo sa.-ammiccò lui
Lei non si presa la briga neanche di rispondere a quell'uomo irritante,e fissò il foglio che aveva in mano.
Fa che non sia sulla lista.Fa che non sia sulla lista.Fa che non sia sulla lista.
E invece,quasi a beffeggiarla il nome "Patrick Jane" risplendeva sulla carta.
FANTASTICO!
Lo guardò con astio,cominciava proprio bene!
-Benvenuto a bordo-
Lui annuì entusiasta.-Grazie-
Riprese ad osservare il foglio e lesse il secondo nome.
-Andy Moore.-
La ragazza euforica,proprio quella che sperava di non avere nel team,si girò felicemente verso di lei.
-SI?!-le chiese trotterellando nella sua direzione.
-Benvenuta nel team.-
In uno slanciò d'affetto la ragazza l'abbraccio con enfasi.
Ok.Il compito si stava rivelando più gravoso del previsto.
Se la scollò di dosso e urlò il secondo nome.
-Wayne Rigsby!-
L'omaccione si riscosse,come se fosse stato in trance.
-S-sono io!-sorrise come un ebete,con ancora le mani sporche di patatine.Gliene allungò una per stringerla,ma lei si scansò prontamente.
-Benvenuto-
Bene.Le era decisamente capitato il team peggiore di tutti.
Lesse mentalmente l'ultimo nome,ormai scoraggiata,ma qualcosa nel suo viso s'illuminò.
"Kimball Cho" sorrise.
Si guardò intorno,di orientale ce n'era solo uno e "Cho" era un cognome tipicamente orientale,quindi...almeno uno le era andato bene!
Kimball,però sembrava talmente assorto nella lettura che,probabilmente,non avrebbe sentito nient'altro.
Si schiarì la voce e provò lo stesso.
-Kimball Cho-
L'uomo balzò in piedi con un movimento robotico e sempre senza alcuna espressione si diresse verso di lei.Si fermò ad un palmo esatto dal suo naso.Immobile.In silenzio.La fissava.
-B-Benvenuto-farfugliò
L'uomo annuì,non disse nulla.
Lisbon provò a sorridergli...magari era solo timido.Ma niente.Lui rimase a fissarla indifferente.
FANTASTICO!Le era davvero arrivata la squadra peggiore del Mondo.
Si girò a guardarli allineati.
Il saputello,da lei rinominato così,gongolava con un sorriso,l'ennesimo,stampato in faccia.
L'idiota,anche questo da lei fantasiosamente soprannominato in quel modo,cercava di mangiare le ultime patatine in fondo alla busta.
La pazza saltellava sul posto,incapace di stare ferma.
Il robot fissava dritto di fronte a sé qualcosa di imprecisato,indifferente.
Teresa sospirò interiormente.
Le serviva un forte caffè per sopportare tutto quello.
-Agente Lisbon?!Cosa aveva detto prima dell'agente Cho?!-
Si corresse.Le servivano due caffè,molto forti.

(02/01/2011)

Tra incubo e realtà



Ce l'aveva fatta.Era riuscito a trovarlo.
E adesso quell'uomo,di fronte a lui,con gli occhi spalancati,quello era Red John.
Ed era disarmato,mentre lui aveva un pistola in mano.
Si sarebbe preso la sua vendetta.
Tutto quello sarebbe finito,sarebbe finalmente morto.
Portò anche l'altra mano sulla pistola e sorrise.
Probabilmente se qualcun altro lo avesse visto avrebbe preso lui per il serial killer psicopatico e l'uomo seduto a terra per una povera vittima.
-Stasera finirà tutto,John- sussurrò con voce roca.
L'altro sorrise ed annuì.
-Sarà divertente scoprire se avrai il coraggio di farlo,Patrick-
Se?Questa era una prova lampante del fatto che non lo conosceva affatto.
Era arrivato fin lì e non si sarebbe tirato indietro,no.
L'avrebbe fatta finita.
Era così occupato nelle sue elucubrazioni che neanche si accorse,quando entrò, della presenza di Lisbon.
-Metti giù quella pistola,Jane.-
Si voltò lentamente.Lei non capiva.Non poteva capire,non l'aveva mai fatto.
-Non posso,mi spiace Lisbon.-
-Cosa credi di risolvere così?Loro non torneranno!La tua vita sarà ancora più vuota in carcere!-
Vita?Credeva davvero che lui avrebbe continuato a vivere,dopo?Povera,ingenua Lisbon...
-Non importa-
-Non farlo,Jane.Non ci abbandonare.Non mi abbandonare-
Tornò a girarsi completamente verso John.
-Probabilmente in un'altra vita io e te saremmo stati perfetti,insieme,Teresa.Mi spiace ma io devo farlo.-
Ancora prima che potesse rispondere,Jane si avvicinò all'uomo.
E l'ultima cosa che sentì dopo il rumore assordante dello sparo fu l'urlo disperato di Teresa,l'ultimo tentativo di salvarlo.
Poi,il vuoto.
Patrick Jane si svegliò di soprassalto in un letto matrimoniale.
Si sollevò a guardare sul comodino,la sveglia segnava le 5:00.Si guardò intorno spaesato:dove si trovava?
Si passò una mano sulla fronte e scoprì che stava tremando.
Tastò il letto al suo fianco e qualcosa lo fece trasalire,non era solo.
Accese la lampada e quello che vide lo lasciò senza parole.
Sua moglie dormiva tranquilla accanto a lui,avvolta nelle coperte.
Senza fiato la scosse per un braccio.
-Tesoro?-
La donna dai capelli color oro,parve svegliarsi,lo guardò perplessa ed assonnata.
-Patrick...che ora è?-
Incapace di risponderle le saltò al collo e la strinse forte.Angela sorrise.
-Che c'è?-
-Tu...tu stai bene?-
-Certo. Patrick, hai fatto un incubo?-
Lui sorrise spaesato.
-Credo proprio di si. Dov'è Charlotte?Dorme?-
-Si...cosa?Che fai?-
Si alzò in fretta e corse nella stanza della figlia.
La bambina dormiva tranquilla nel suo lettino,abbracciata al suo pupazzo.
La prese in braccio e la portò in camera con sè,dove trovò ancora la moglie a fissarlo perplessa.
Si rinfilò nel letto e fece accoccolare Angela sul suo petto,insieme a Charlotte.
Non riusciva ancora a credere che quelli che gli erano sembrati anni era state,in realtà,soltanto poche ore.
Aveva sognato tutto?Esisteva davvero Red John?Lisbon?Lisbon esisteva sul serio?
In che anno si trovavano?Che mestiere faceva?
Non lo sapeva,ma questo non lo preoccupava, non più.
Avrebbe trovato risposta più in là a quelle domande.
Per il momento,voleva fare soltanto quello.Restare abbracciato alle sue donne,nient'altro.
Poco prima di addormentarsi,gli venne in mente una cosa.
-Angela?-chiese,baciando i capelli della moglie.
-Hm?-
-Voglio cambiare mestiere.Stavo pensando di entrare nel CBI...chissà,magari potrei essere un ottimo detective-

( 25/01/2011  )

Per il momento

Here
Per il momento.

Stai fuggendo,Teresa.Stai fuggendo e ne sei consapevole.
Potresti anche dirgli quello che provi,potresti aprirgli il tuo cuore,magari saresti ricambiata.
Parliamoci chiaro.Sai perché lo stai facendo.
E' il più banale dei motivi.
Hai paura.Paura perché sai che prima o poi lui se ne andrà.Perché per lui non c'è niente di più importante della sua vendetta,neanche tu.
L'hai detto tu stessa  "Patrick Jane è destinato all'autodistruzione"
Ma quando l'hai detto non hai calcolato il fatto che,si,a te non toccherebbe un destino migliore.
Sai che quando se ne andrà trascinerà giù anche te.

Alzi lo sguardo dal tuo pc al bullpen e lo vedi,lì.
E' seduto sul "suo" divano,l'ennesima tazza di thè in mano.
Ha il suo solito sorriso malandrino in volto,segno che ne ha combinata un'altra delle sue.
Molto probabilmente,dato che di fronte a lui c'è un Wayne leggermente stupito, deve aver fatto uno dei soliti giochetti.
Il suo sguardo si posa su di te,ti sorride.Senza malizia,dolcemente.
Ricambi.
Ti alzi dalla sedia e spegni il monitor del computer,tanto comunque non saresti riuscita a finire.
Ti dirigi verso di loro ancora sorridente.
Non c'è bisogno di preoccuparsi,per il momento...



(29/01/2011)

Red Alphabet- Bulimia

Bulimia

                                                     "Riempio tutto il mio corpo, la mia esistenza,
                                                       la mia incapacità, il distacco del mondo,
                                                       sensazioni che non finiscono mai, sento
                                                       lo schifo che c'è dentro me, corro di corsa,
                                                       cado in ginocchio, mi svuoto tutto, ritrovo
                                                       il vuoto."



Le strinse in modo convulso i polsi e la sbattè contro il muro,cominciano a baciarla energicamente.
Non si sorprese granché quando la sentì rispondere con la stessa foga.
Le sfilò la giacca e la maglietta e fece lo stesso con i suoi vestiti.
Nel giro di poco tempo si ritrovarono entrambi nudi sul grande letto di Grace.
Lui esplorava la sua pelle con baci e carezze,insaziabile.
Mentre lei sembrava mangiargli le labbra. 
Erano due bulimici.Bulimici d'amore.
Ingoiavano carezze e baci in quantità sproporzionate,in qualsiasi momento della giornata.
E finivano per perdersi l'uno negli occhi dell'altra mentre,con un ultimo gemito,raggiungevano il culmine del piacere insieme.
Restavano accoccolati ancora un pò, dopodiché uno dei due (quasi sempre Grace) se ne andava.
Certo, perché i bulimici non si limitano alle abbuffate,no.
Ci si ficca un dito nel cuore e si vomitano sensi di colpa.
Quella volta toccò a Grace.
-Devo andare,Craig mi aspetta per le otto- disse,e scappò via prima che Wayne potesse anche solo salutarla.
Sbattendosi la porta alle spalle con nervosismo.
L'uomo si rannicchiò sotto le coperte e infilò il dito nel suo cuore,vomitando solo poche parole.
-Ma io ti amo Grace-


(03/04/2011)

Red Alphabet-Azzurro

Azzurro

"Una specie di dolcezza splendeva sorridente in quegli occhi crudeli azzurro-chiari e su quella bocca vigorosa, rossa, dalla piega amara.(Paul Verlaine)



Ti mordi le labbra in preda a una crisi di panico.L'ennesima.
Non riesci davvero a controllare i tuoi pensieri,eh?
Sembri una naufraga in mezzo al mare.Si,il mare dei suoi occhi.
E' venuto poco fa e,accidenti,ci sei quasi annegata di nuovo.
Lui,col suo sorriso beffardo e i suoi magnifici occhi azzurri,riesce sempre a lasciarti imbambolata.
E non puoi che sembrare un'idiota al suo fianco.
Oh,si.Quell'uomo ha la capacità strabiliante di rincretinire anche te,Teresa Lisbon,la leggendaria e temuta,Teresa Lisbon.
E ti sale su il nervosismo al solo pensarci.
Strizzi gli occhi e provi a scacciare via quell'immagine.
Niente da fare,continua a tornare.Ma,dico io,come puoi anche solo pensare di lavorarci insieme se appena lo vedi finisci in questo stato catatonico?
Prendi un grosso respiro,è il caso di lavorare.
Ed è proprio in questo momemnto che entra Rigsby,sorriso smagliante e documenti in mano.
-Abbiamo un caso-dice,porgendoti i documenti.
Annuisci e li afferri,ma...ehi.Un momento.E quella cos'è?
Alzi gli occhi al cielo,masticando un'imprecazione.Ma è una persecuzione questa.
-Chiamo Cho-dice lui avviandosi verso la porta.
-Rigsby-si ferma,lo guardi facendo una smorfia.
-Prima togliti quella giacca.-Dici indicando l'abito.-Io odio l'azzurro-
Lui ti guarda confuso,tu ti alzi soddisfatta ed esci dalla stanza.Stretta nel tuo cappotto rigorosamente nero.


( 26/03/2011)

Il silenzio dopo la tempesta

IDON'TLIKEIT.




Il silenzio dopo la tempesta.

Il rumore dello sparo risuonò forte nell'aria.
Fu tutto così veloce e caotico che non fece neanche in tempo a rendersi conto di quello che era successo.
Poi lo vide,accasciato a terra, gli occhi spalancati come mai lo erano stati nella sua vita.
E comprese.
Aveva sparato a Red John. Aveva FINALMENTE sparato a Red John.
Lasciò lentamente che la pistola scivolasse dalle sue mani e si diresse verso il tavolo.
Aveva passato così tanti anni a progettare quel momento ed era passato velocemente, in un soffio.
Bevve il thè lentamente.
Per un attimo aveva temuto che tutto quel tempo passato con Lisbon ad ascoltare i suoi discorsi gli avrebbero fatto cambiare idea.
Ma neanche la spontanea bontà di Teresa era riuscita a placare la sua ira,
era stato tutto così naturale,così semplice, che quasi aveva avuto paura di se stesso.
Posò la tazza.
Avrebbe voluto chiedergli un sacco di cose.
Se era vero che la figlia non aveva sofferto, cosa aveva fatto a Kristina, come era riuscito a sfuggirgli così tante volte...
Ma vedendolo,sentendo quello che diceva, gli era morto tutto sulle labbra.
E aveva sparato.
Chiese il conto.
Probabilmente avrebbe dovuto sentirsi in colpa, cavolo, aveva appena ucciso un uomo.
Cosa avrebbero detto di lui i ragazzi?
Cosa avrebbe detto lei?
Già,Teresa.L'avrebbe mai perdonato?
Probabilmente no.
Aveva ancora tanti dubbi e tante domande che avrebbero dovuto avere una risposta e che invece sarebbero rimaste in sospeso,
pensò mentre vedeva dei poliziotti avvicinarsi.
Era diventato uno di quelli a cui dava la caccia, un assassino.
Eppure nelle sue orecchie un solo rumore rimbombava follemente.
Un dolce, rilassante,incessante rumore.
Quello del silenzio dopo la tempesta.





( 16/06/2011  )

lunedì 11 giugno 2012

Nascondino

Per questa storia ho solo una cosa da dire: QUANTO MALE SAPEVO SCRIVERE?! VERGOGNA

Nascondino. 

Li sto guardando tutti,ad uno ad uno,scruto ogni persona presente in questa stanza.

Alcuni ascoltano,altri no,alcuni sono indifferenti,o pensierosi,scossi...posso vederli tutti,
posso capire quello che pensano,chi sono,cosa vogliono.
Il mio sguardo vaga per la sala e finisce inevitabilmente alla persona di fronte.
Ha il viso fiero,autoritario.
La gente che lo guarda lo teme e abbassa gli occhi se incontra il suo sguardo.
Forse è proprio per questo che lo fisso ancora più intensamente.
Chissà se tutta questa gente sa che questo tanto stimato uomo mette le corna alla moglie con una ragazzina.
Sta parlando,ancora.Lo sta facendo da almeno mezz'ora e la cosa comincia a stancare anche me.
Provo a concentrarmi,non ho ascoltato una sola parola pronunciata da quel tizio...
-Allora signor Jane lei è...- niente...è più forte di me.
Proprio non riesco a seguirlo.
Troppe cose noiose in troppo tempo!
Il fatto di avere una laurea,tantissime persone che lo guardano e un martelletto in mano, gli fa credere di essere un Dio!
E lui di certo non lo è.
Sorrido,beh di certo non lo sono neanche io.
Ma poco fa mi ero sentito un Dio.
Oh..si. Lo avevo fatto.

Avevo guardato un uomo agonizzare,senza muovere un dito,anzi,lo avevo torturato.
Beh..non un uomo normale...lo avevo trovato.Avevo trovato Red John.
Era stata davvero una cosa...stranamente divertente.
Avevo decifrato quel passo di poesia,lo avevo trovato.
Era stato fin troppo semplice,tutto era successo così velocemente che neanche ora,che sono tranquillo,riesco a ricordare con precisione.
Lo avevo colpito,con tutta la rabbia che avevo in corpo. Per Charlotte e per Angela,per loro.Per me.
Poi avevo preso la pistola che ero riuscito a togliere a Rigsby poco prima e gli avevo sparato.11 volte.Un bel numero.
Aveva il cranio fracassato,lo stomaco,una gamba,il braccio,la spalla...tutto. Era rimasto poco e nente del suo corpo.
Il corpo di un verme. Poi mi ero seduto e lo avevo fissato.Cosa avevo provato?
All'inizio ho riso,come un folle.Una risata liberatoria,sadica.Poi,il vuoto.
Non ho sentito nulla,zero. Mi sono alzato e mi sono fatto un tè nella cucina dell'appartamento in cui eravamo.
Dopodiché ho atteso.

-Signor Jane!Signor Jane!-lo stupido mi chiama ancora.
-Si,mi dica-
-Conferma quello che ho detto?-più che una domanda sembra un esclamazione
-Avrei voglia di un tè-
-Oh questo è oltraggioso!-fa lui indignato.
-Il fatto che ho voglia di un tè?-
Sorrido,non ho davvero voglia di ascoltarlo.


Circa due ore dopo gli agenti del CBI hanno fatto irruzione e mi hanno trovato così:seduto a terra,vicino a John, o quello che ne rimaneva.In una mano avevo la tazza di tè,ormai vuota e nell'altra la pistola,una nove millimetri.
Cho mi aveva guardato male,rabbioso ma anche...impietosito e beh..naturalmente discreto.
Van Pelt si era messa una mano davanti alla bocca e mormorava frasi sconnesse.
Rigsby mi guardava confuso,probabilmente non credeva che sarei stato capace di fare una cosa del genere.
Ma non Lisbon. Lei capiva,lei sapeva.
Sapeva,aveva sempre saputo che sarei stato io ad uccidere John e col tempo aveva imparato ad accettarlo.
Mi abbracciò.
In quel momento..con quell'unico abbraccio ho capito.
Ho capito che era stato sbagliato fare una cosa del genere.
Ma so che non avevo alternative.
La strinsi a me con più forza e tuffai il viso nei suoi capelli,tremavo.
Lisbon mi accarezzava lentamente i capelli sporchi di sangue e mormorava "è tutto ok".
Poi mi sfilò di mano la pistola.

-Signor Jane lei è stato trovato sulla scena di  un omicidio,che ha ammesso di aver commesso.-
Oh no.Ricomincia da capo.
Sospiro.Mi sono stancato.
-Si è così.Sono stato io.-
-Alla luce di ciò,non si può che..-
-Perché mette le corna a sua moglie?-sputo fuori inacidito
Dalla folla si alza un brusio.
-Prego?-Fa lo stupido
-Le ho chiesto perché mette le corna a sua moglie?"
-Questo..non è vero!E' assurdo!-
-Oh si che è vero,si nota da come muove le mani e ha del rossetto sul viso...si,proprio lì-
Il giudice si passa una mano sul viso,per pulirselo.
-Ah! Ha visto?-
-Adesso basta signor Jane alla luce dei fatti,questa corte non può che dichiararla colpevole di omicidio,pena la morte.-

Sorrido,è tutto così prevedibile.
Da lontano,nel silenzio generale distinguo un mezzo singhiozzo trattenuto a stento,di Lisbon.
Si sente in colpa,lo so.
Avrei potuto combattere per lei,per Teresa.
Per Teresa che era forte per entrambi.
Per Teresa che facevo sempre innervosire.
Per Teresa che rideva alle mie battute.
Per Teresa che non credeva ai miei "giochini mentali".
Per Teresa che arrossiva ai miei complimenti.
Per Teresa che amo tantissimo.
Per Teresa che non amo abbastanza da sopravvivere,lottare.
Per Teresa che so che mi perdonerà ancora una volta.

Le sorrido.Ricambia,con le lacrime che scendono ormai copiose.
Cho le mette una mano sulla spalla e con l'altra stringe una delle sue,staranno bene quei due insieme.La lascio in buone mani.
Rigsby ha gli occhi lucidi,Van Pelt una mano sul cuore.
La folla ricomincia a parlare,discutere,urlare.
Ma io non li sento.
Finalmente c'è solo silenzio nella mia testa.Niente urla,niente disperazione.
Solo silenzio e l'eco della voce e delle risate di Charlotte che mi chiede di giocare con lei a nascondino,sorrido.
Ho sempre amato quel gioco.

(21/10/10)

Un fiume



Non me ne volete...ma siamo passati al non-sense x'D HEREITIS




ATTENZIONE! Spoiler
                                                    Un fiume


                                                                                                                                                                                                "Il senso di colpa è da idioti,lo sai vero?"
                                                                                                                                                                                     "Si..."




Anche nella vita,come nei fiumi,ci sono periodi di piena e periodi di secca.
Periodi in cui una serie di eventi irrompono nella tua vita come una tempesta,la piena.E altri in cui la tua vita diventa monotona,insignificante e vuota, la secca.


Patrick Jane si ritrovò a pensare a tutti quegli eventi che lo avevano travolto ultimamente, in questo periodo la sua vita andava certamente paragonata ad un fiume in piena.
Da quando Kristina aveva pubblicamente "insultato" Red John una serie di fatti lo avevano coinvolto,come il suo rapimento,la comparsa di John, che gli aveva salvato la
vita...
Una serie di cose fin troppo dure perfino per "il bambino prodigio"
"Il bambino prodigio"...chi era che lo chiamava così? ...Ah già...Danny.
Chissà come gli era venuto in mente...Daniel,suo cognato,la cosa assurda era che non lo vedeva da quando...beh...dal funerale di Angela e Charlotte effettivamente..
Non riuscì a spiegarsi perché gli era venuto in mente proprio Daniel, a cui aveva probabilmente rovinato la vita...
Per lui lei era tutto...e gliel'aveva tolta.
Sorrise ripensando a quando aveva confessato ad Angela di amarla,quando si nascondevano e parlavano per ore di andare via da quell'inferno che era il circo,quando programmavano la loro
fuga romantica e quando..la misero in atto.
Quello fu uno dei motivi per cui Danny non lo avrebbe mai perdonato.
L'aveva portata via,allontanata dal mondo in cui viveva e che,secondo lui,amava.
L'altro motivo era perché l'aveva "uccisa"
Lei era morta,solo per colpa sua.
Perché lui amava parlare a vanvera in tv e provocare gli assassini,a causa delle sue manie di grandezza... 
Rifletté un attimo su quello che stava facendo...un bel tuffo nel passato non avrebbe di certo aiutato il suo fiume a non straripare.
Ad ogni modo...non era certo da biasimare Danny se lo odiava ancora,no?
No,non lo era.
Chissà come stava ora...se aveva smesso con le truffe...no,probabilmente non lo aveva fatto.
Danny non perdeva la sua abitudine di fare cose stupide e pericolose come quando,il giorno del suo matrimonio si era infilato nel vestito da sposa di Angela e non riusciva ad
uscirne...
Chissà se suo cognato era mai andato al cimitero...lui l'aveva sempre evitato,con la scusa "loro non sono qui" ma la verità era probabilmente diversa;
il senso di colpa.
Se fosse andato lì probabilmente avrebbe ceduto sul serio... e lui non poteva permetterselo,non ancora. C'era John da sistemare.

Squillò il telefono.
Con un sospiro Patrick si riscosse da quella "trance" in cui cadeva quando ripensava al suo passato e si avvicinò al telefono;alla fine era riuscito a non far straripare il fiume.

"Pronto?"
"Hei bambino prodigio!"
I suoi argini non avrebbero ceduto prima di aver risolto tutto con John...ma di certo quello era stato un brutto colpo per il suo ormai più che pieno fiume.


(3/10/10)

Thè e caffè


Uuuuuuh, adesso iniziano quelle imbarazzanti su The mentalist ç_ç



Thè e caffè

Lisbon sorrise rilassata,era stata davvero un'ottima giornata.
Non avevano avuto casi,poche scartoffie,niente caos né litigi e lei si era potuta rilassare come non faceva da tanto,aveva
scarabocchiato qualcosa,bevuto caffè e perso tempo.Davvero un'ottima combinazione!
Firmò un altro rapporto e avvicinò la tazza alle labbra,aspettando che il suo tanto amato liquido nerastro le inondasse la  gola
facendo il suo dovere,ma dalla tazza non uscì niente,vuota.
Possibile? Era già la quattordicesima della giornata che beveva!
Pazienza,ne avrebbe presa un'altra.Infondo 15 era il suo numero preferito,no? No.
Si alzò sbruffando e uscì dal suo ufficio.
Si affacciò nel bullpen e constatatò che tutto procedeva normalmente:
Van Pelt digitava come una forsennata sulle tastiere degli ormai vecchi computer del CBI e che,ne era certa,non avrebbero resistito ancora per molto.
Rigsby addentava un panino,che chissà da dove era uscito, in modo animalesco.
Cho...beh,Cho era Cho.Stava lavorando,suppose.Era immobile,lo sguardo indifferente e ogni tanto firmava qualche rapporto.
Il suo sguardo vagò per  la stanza,finendo inevitabilmente al divano posizionato all'estremità destra del bullpen e quindi a colui che vi si era accasciato sopra,Jane.
Improvvisamente la sua calma si trasformò in perplessità.Jane non aveva fatto altro se non dormire,bere thè e fissare "Elvis" (la
macchia sul muro che lui si ostinava a chiamare Elvis) e questo era davvero strano.
Troppo strano. Insomma,niente battutine,niente scherzetti,giochetti mentali e fastidiose intuizioni,niente di niente.
Era stato immobile.Stava forse progettando qualcosa?
Magari a breve avrebbe fatto qualche stupidaggine,oppure aveva combinato un guaio,o voleva prenderla in giro e lei stava facendo proprio quello che lui si aspettava:niente!
Voleva attaccarla alle spalle..
Si bloccò all'improvviso e fissò la tazza vuota che aveva in mano...forse tutta quella caffeina le stava facendo davvero male!
Insomma...forse aveva soltanto capito che lei era molto stressata ultimamente,che aveva bisogno di rilassarsi e che quella era la giornata perfetta per farlo!
Si...Jane era mooolto intuitivo!Per questo era un mentalista,no?! 
Certo...era sicuramente così! Chissà che le era venuto in mente!Il consulente era un pò pesante ( un pò molto pesante) ma non era uno psicopatico!
Lei si era comportata da psicopatica,chissà Jane come avrebbe riso quando e se avesse saputo di quei suoi ragionamenti assurdi!
Si affacciò alla porta cercando di non farsi vedere e lo scrutò ,ritrovandosi non poche occhiate confuse ma naturalmente discrete di Cho.
Il suo consulente dormiva,o forse faceva finta,non seppe dirlo in quel momento, comodamente disteso sul divano,con una mano poggiata sulla pancia e l'altra sotto la testa come sostituta di un cuscino.
Aveva un'espressione rilassata e un mezzo sorriso,i capelli biondo grano erano illuminati dai raggi del sole che li rendevano ancora più lucenti e ricci.
BELLO. Non avrebbe saputo definirlo diversamente.Bello,Patrick Jane era bello e lei se n'era accorta molto tempo prima,quando era
arrivato al CBI la prima volta,col cuore a pezzi e un sorriso smagliante.Proprio come ora,del resto.
Sorrise,più rilassata si avviò verso  il cucinino a prendere finalmente la sua tanto agognata dose di caffeina.
Prese la caraffa ancora pensando a Patrick Jane e con movimenti fluidi,senza riflettere su quello che faceva,ormai ci aveva fatto l'abitudine,si riempì la tazza di quel liquido.
Avvicinò per la sedicesima volta in quella giornata la tazza alle labbra già schiuse,dove le poggiò,la sollevò e bevve tutto d'un sorso il contenuto.
La caffeina che desiderava almeno da mezz'ora,con il suo sapore forte,e il suo profumo invitante che però...non arrivò mai.
Lisbon spalancò gli occhi e lentamente,inorridita, guardo l'interno della tazza,poi la caraffa,ancora la tazza,la caraffa.
Un urlo. 
-JANEEEEEE!!!-
Dal divano il sorriso di Jane si allargò a formare un piccolo ghigno,ottima idea quella di mettere il thè nella caraffa da caffè di Lisbon.

(2/10/2010)